Il bastardo siamo tutti noi

mercoledì, 3 ottobre 2007

bastardo

Il bastardo siamo tutti noi, nati magari lontano da questa metropoli, o figli d’esperienze intrecciatesi per amore e per forza prima che nascessimo. Non lasciate che in giro adoperino “bastardo” come un insulto: Milano e l’Italia del terzo millennio non hanno più figli illegittimi né aristocrazie etniche. Gli spacciatori di false identità, quando predicano la purezza e l’autenticità delle loro radici, vi stanno dicendo la bugia più pericolosa del nostro tempo.

Ho scritto un libro intitolato “Tu sei un bastardo. Contro l’abuso d’identità” (Feltrinelli editore). Per dire che, per fortuna, lo siamo tutti. Come J, il trovatello meticcio divenuto l’amatissimo cane della mia famiglia che vedete ritratto qui in alto a sinistra.

Perché nascesse finalmente –con troppo ritardo- il Partito democratico è stato necessario superare la resistenza di chi giudicava insormontabile la differenza tra le diverse tradizioni riformiste: mai e poi mai cattolici e laici potranno stare insieme, mai e poi mai si mescoleranno socialdemocratici e popolari… Per fortuna la società italiana era già molto più avanti di queste pretese di purezza ideologica, come dimostra infine l’affermazione del progetto dell’Ulivo.

Ora perfino nelle elezioni primarie del 14 ottobre tutti parlano di felice meticciato, unione, mescolamento fra diversi.

Per l’appunto, ci vuole un bastardo per il Partito democratico.

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