Veltroni e la Rai

giovedì, 4 ottobre 2007

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Ieri sera all’Infedele alcuni osservatori intelligenti come Maria Laura Rodotà e Marco Damilano definivano “berlusconiano” l’approccio politico di Walter Veltroni: le liste alle primarie caratterizzate da numerose candidature prestigiose di donne e uomini del cinema, della tv, della cultura, delle professioni che certamente non si metteranno a fare davvero politica dopo il 14 ottobre.

Lo stesso Michele Salvati, sostenitore di Veltroni, ha dichiarato il suo personale disagio per questo uso politico delle “celebrities”, culminato nell’auspicio che anche Veronica Lario Berlusconi possa trovare spazio nel suo Pd.
Neanche a me piace l’idea del candidato “usa e getta” che si presenta alle elezioni ma che dopo lascerà fare ai professionisti della politica. Ma ora che le liste delle primarie sono state rese pubbliche, capisco meglio la strategia di Veltroni: inseguire Berlusconi nella ricerca di consenso, attraverso i medesimi strumenti della comunicazione di massa. Ciò spiega la rilevanza che da sempre nell’attività politica di Veltroni riveste una presenza egemonica nel circuito culturale, a cominciaredalla Rai. Se l’avversario dispone di Mediaset, l’unica chance di batterlo passa da una presenza efficace in Rai.
Ma allora perché risentirsi se propongo una riflessione sincera a chi lancia la parola d’ordine “fuori la politica dalla Rai” e contemporaneamente ne candida alle primarie un consigliere d’amministrazione? L’argomento non è banale: Veltroni ha vissuto da protagonista la fase in cui la Rai si è politicizzata al massimo grado. Offenderebbe l’intelligenza sua e dei suoi elettori continuando a sostenere, per esempio, che da segretario dei Ds telefonava al direttore del Tg1 solo per esprimergli solidarietà. Se ora davvero propone una svolta, con il “fuori la politica dalla Rai”, io mi chiedo: chi farà la prima mossa? Chi toglierà per primo i “suoi” dalla Rai?

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