Sull’Africa non si scherza

sabato, 6 ottobre 2007

Siccome a causa del mio “bindeggiare” non potrò andare alla marcia Perugia-Assisi (molti auguri di bel tempo ai partecipanti), voglio proporvi le mie idee sulla grande assente nel dibattito del futuro Partito democratico: la politica estera. Non è purtroppo casuale la distrazione sui temi cruciali ma scomodi della pace e della guerra, della povertà e della cooperazione internazionale. Materie decisive su cui andrebbe misurata la coerenza dei candidati.
Ne ho scritto per un giornale antico ma modernissimo che festeggia i suoi 135 anni di vita: “Nigrizia”
.
Io più modestamente sono onorato di collaborarci da sette anni…

Di seguito sul tema riporto l’ultimo articolo da me pubblicato:

Quando leggerete le riflessioni che seguono, la campagna elettorale per le primarie del Partito democratico sarà conclusa, o alle sue ultime battute. Anch’io mi ci sono impegnato (a sostegno di Rosy Bindi, lo scrivo per correttezza) nella convinzione che un partito davvero democratico sia l’unico antidoto in grado di evitare in extremis la degenerazione per clan del sistema politico italiano. E che il partito sarà davvero democratico solo se alla sua fondazione parteciperanno milioni di cittadini, magari schifati per il degrado della politica in Italia, ma ancora speranzosi di poter contare qualcosa nelle scelte per il loro futuro.
Sbilanciandomi in anticipo, e mi piacerebbe essere smentito quando voi mi leggerete, trovo impressionante l’assenza dei temi della pace, della politica estera, dello sviluppo dei paesi e dei continenti poveri, dall’orizzonte del dibattito pubblico in vista delle primarie del 14 ottobre. Pare quasi che, per avere successo, il Pd debba qualificarsi come partito del benessere e della sicurezza, relegando dietro le quinte temi scomodi ma strategicamente ineludibili come il modello di sviluppo, la cooperazione internazionale, le linee di condotta contro la povertà, la politica militare e l’evoluzione delle nostre alleanze.
Fa ancora più effetto, questa rimozione, pensando che il principale candidato alla guida del Pd, Walter Veltroni, è un uomo politico che fino all’anno scorso annunciava per il 2011 una radicale svolta esistenziale: una scelta di volontariato in Africa, considerando più che sufficiente il suo quarantennio d’impegno politico a tempo pieno.
Rispetto le scelte personali di ciascuno, si ha anche il diritto di cambiare idea e capita perfino di essere costretti a farlo. Però ritengo che l’argomento Africa sia qualcosa di moralmente, oltre che politicamente, troppo delicato perché alcuno lo usi a fini suggestivi cui non corrisponda una scelta di vita coerente. In altre parole: sull’Africa non si scherza, il cinismo della politica italiana dovrebbe imporsi almeno questo limite!
Il Partito democratico sta nascendo sulla difensiva, con grande ritardo rispetto alle esigenze della società italiana, sotto i colpi di una controffensiva del centrodestra che fa vacillare il governo Prodi. Forse per questo su argomenti decisivi per misurare una politica di solidarietà, come il fisco e la tutela dei soggetti sociali più deboli, l’abbiamo visto inseguire gli argomenti della destra (basta tasse, no ai rom e ai lavavetri) piuttosto che affermare una diversa visione del mondo. Si spiega così l’assenza dell’Africa dall’agenda dei candidati?

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