Rosy Bindi, colpevole!

martedì, 9 ottobre 2007

rosy Bindi

Prima di partire per Palermo (assemblea alla facoltà di Lettere alle ore 18) e di preparare per domattina il mio confronto milanese con Filippo Penati e per domani sera l’Infedele che avrà per ospite Gianfranco Fini, leggo i titoli dei giornali. Meno cinque! Per fortuna il traguardo è vicino, ma c’è qualcuno che guarda con molto fastidio alla competizione in atto.

Come si permette Rosy Bindi di criticare tanto i suoi avversari? Di sottolineare le differenze culturali e politiche? Di sottolineare che le sue liste “fai da te” competono con interi apparati di partito supportati da un esercito di amministratori locali? Irresponsabile, si vergogni quella donna che vuole rovinare la festa delle primarie!

Questi qui non solo ignorano le botte da orbi che volano tra candidati dello stesso partito alle primarie americane, prima del voto. Peggio, sono DISABITUATI ALLA DEMOCRAZIA. Da troppi anni nei partiti per decidere ci si rinchiude in stanze appartate, dove magari volano coltelli, ma poi all’esterno ci si presenta sorridenti. E allora fa scandalo che una donna tosta dica a voce alta quello che non le va del competitore.

Siamo talmente disabituati alla democrazia che nelle liste di Veltroni convivono facendo finta di niente persone che la pensano all’opposto su temi cruciali come la laicità dello Stato, il fisco, le alleanze. Un deputato milanese, Lele Fiano, l’altro giorno si è accorto che dei suoi compagni di lista Veltroni propugnano una futura alleanza con Formigoni, pur di mollare Rifondazione e soci di sinistra. Ha protestato, Fiano: non sono d’accordo, facciamo un referendum interno. Si era dimenticato che quel referendum dovrebbero essere le primarie stesse, sennò che cosa le facciamo a fare?

Rosy Bindi colpevole dunque di avere rotto l’incantesimo del candidato unico Veltroni. Ma colpevole pure di sottolineare le differenze, come se non fosse questa l’essenza della democrazia: contarsi sulle proposte in campo, espresse con chiarezza, rischiando di finire in minoranza. In una politica afflitta da reticenza, Rosy Bindi non ha paura di usare parole aspre ma nette. Dovrebbero ringraziarla, invece ne hanno fifa, gli piacerebbe tanto non ritrovarsela fra i piedi…

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