Largo alle donne? Domani

giovedì, 11 ottobre 2007

donne politica

Se scelgo Rosy Bindi domenica alle primarie del Partito democratico è anche perché lei non ha il difetto dei politici che annunciano ottimi propositi, ma sempre da mettere in atto all’indomani del voto.
Tipico il caso dell’accesso vergognosamente ristretto delle donne ai posti di guida della politica italiana. Lo sappiamo: in Germania è donna chi guida il governo; in Francia e in Spagna sono donne la metà dei ministri; da noi ci sono sei donne (quasi tutte senza portafoglio) in un governo di ventotto ministri, poco meglio che con Berlusconi.

Ebbene, che fa il Partito democratico? Prima stabilisce per regolamento che saranno donne la metà dei candidati e dei capolista all’assemblea costituente. Un organismo rigonfiato a dismisura, più di 2400 membri, proprio per fare posto alle donne senza che un solo dirigente maschio delle gestioni passate debba per questo essere sostituito. Ma poi, quando si arriva al dunque, cioè agli organigrammi… Le signore sono pregate di accomodarsi, in attesa del prossimo giro: ticket maschile Veltroni-Franceschini per la segreteria nazionale; e per le segreteria regionali già garantite almeno 16 segreterie maschili sulle 19 in palio.
Una beffa? Allora si corre ai ripari promettendo: è l’ultima volta che facciamo così, perdonateci. Vi promettiamo che dopo, quando sarà il momento, gli organismi dirigenti saranno per metà femminili. Bella forza, dopo avere nominato numeri uno dappertutto maschi.
E’ solo un esempio, peraltro importantissimo visti i ritardi dell’Italia nel valorizzare il talento e la leadership femminile. Ma la politica è ammalata proprio di questa sindrome del rinvio: oggi non ce la faccio a fare le cose giuste ma vi garantisco che sarò io a farle domani. Voi ci credete?
Io non ci credo più. E allora mi fido solo di politici che abbiano già dimostrato con i loro comportamenti di ieri e di oggi cosa intendono fare. Rosy Bindi vuole le donne al potere? Bene, si candida a fare la numero uno. Perché rinviare?

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