WELFARE, SOFFIANO VENTI D’OTTOBRE

giovedì, 18 ottobre 2007

“Siamo stanchi di vivere ogni giorno la precarietà.” ” Siamo quelle che non possono fare un figlio, perchè non se lo possono permettere. “Siamo quelli che la legge 30 chiama flessibili e che oggi non si vogliono piegare”.

20 ottobre, “Siamo tutti un programma!” Una manifestazione che prima ancora di invadere sabato prossimo, le strade di Roma, ha già invaso per tutta l’estate le pagine dei giornali.

Erano passati solo dieci giorni dall’approvazione del cosiddetto pacchetto welfare del 23 luglio: scalini graduali al posto dell’unico scalone per andare in pensione a 60 anni, con esenzione garantita ogni anno per 5 mila lavoratori impiegati in attività usuranti; ritocchi, ma non l’abolizione della legge Biagi; nuove risorse per il sostegno dei giovani disoccupati.

La sinistra di governo vive l’accordo come una sconfitta. “Il manifesto”, “Liberazione” e un gruppo di intellettuali fra cui Rossana Rossanda, Aldo Tortorella, Luciano Gallino, Pietro Ingrao, propongono il corteo cui aderiscono subito Rifondazione comunista e i Comunisti italiani.
Più incerti i Verdi e la Sinistra democratica di Mussi, da poco uscita dai Ds.

Sulla manifestazione si abbattono una polemica dopo l’altra. Dapprima è il deputato no global Francesco Caruso a scandalizzare con l’accusa rivolta al defunto Matrco Biagi e a Tiziano Treu: con le vostre leggi siete colpevoli delle morti sul lavoro.

Poi la critica si sivolge ai ministri della sinistra: come potete manifestare contro il governo di cui fate parte?

Ma è la Cgil di Guglielmo Epifani a denunciare i promotori del 20 ottobre, soprattutto dopo l’esito della consultazione cui partecipano cinque milioni di lavoratori e pensionati: 81 per cento di “Sì” al protocollo sul welfare. La Fiom Cgil è isolata, a votare “No” restano solo alcune grandi fabbriche, soprattutto gli stabilimenti Fiat.

La macchina organizzativa del 20 ottobre non si ferma: 13 treni speciali, 350 pullman, una nave dalla Sardegna. Ufficialmente la manifestazione chiede il rispetto del programma dell’Unione, che prevede il superamento della legge Biagi e normative più severe per limitare i contratti a termine. Prodi sembra venirgli incontro nel consiglio dei ministri di vernerdì scorso, autorizzando una sola proroga dopo 36 mesi di contratti a tempo determinato. Ma con ciò suscita la rezione indispettita della Confindustria.

A questo punto è frattura aperta nel mondo del lavoro. I partiti della sinistra di governo si trovano davanti a un bivio: sostenere ancora Prodi o passare all’opposizione? La voce della piazza, sabato, peserà anche su questa scelta strategica.

Da “La7 L’infedele”.

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