Meno male che c’è il referendum

giovedì, 25 ottobre 2007

Referendum

Suona ormai da tutte le parti il “de prufundis” per il governo Prodi. La storia si incaricherà di spiegare le ragioni del suo fallimento, dalla nascita colpevolmente ritardata del Partito democratico al delitto premeditato della legge elettorale Calderoli che ha frantumato la rappresentanza parlamentare. E sono convinto che la storia si incaricherà -ma chissà quando- di riconoscere anche i meriti di questo governo nell’arrestare la corsa dell’Italia verso la bancarotta finanziaria.

Nel frattempo, mentre le varie fazioni del nostro piccolo establishment vagheggiano di improbabili governi istituzionali di transizione, vi propongo due riflessioni.

1) Ma siete proprio sicuri che gli italiani, pure quelli di centrodestra e gli altri delusi dalla prova dell’Unione, tornerebbero volentieri a farsi guidare da una fotocopia del vecchio governo Berlusconi? Come se il tempi in Italia si fosse fermato, e per la quinta volta fosse inevitabile un’alternanza Berlusconi-Prodi-Berlusconi-Prodi-Berlusconi? Con l’aggravante di una maggioranza comunque instabile, a causa della solita legge porcata?

2) Meno male che c’è il referendum elettorale che a gennaio (si spera) verrà giudicato ammissibile dalla Corte Costituzionale e fra aprile e giugno 2008 dovrà essere votato dai cittadini. La vittoria dei “Sì” introdurrebbe un sistema maggioritario che premia solo il partito di maggioranza relativa, non i suoi satelliti; e prevede una buona soglia di sbarramento del 4% alla Camera e del 8% al Senato. Il referendum si conferma essere l’unica alternativa concreta per correggere la crisi di governabilità e dare una rappresentanza funzionale al paese. Quando l’abbiamo promosso sapevamo di incorrere nell’incomprensione dello stesso Prodi, imprigionato nella ragnatela dei suoi troppi partitini di governo. Ma abbiamo ugualmente scelto di assumere come priorità la riforma della politica, considerando secondarie le considerazioni sulla sopravvivenza del governo Prodi. Forse oggi anche il mio amico Romano, e lo stesso segretario del Pd, Walter Veltroni, converranno sulle nostre buone ragioni.

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