Che strano, lo stesso padrone per Feltri e “L’Unità”

venerdì, 26 ottobre 2007

L’Unità

Sono ben lieto della costante presenza sul blog di un “diverso parere” vivace come quello di Cesare (a proposito: non ci vedrei nulla di deontologicamente sbagliato se volessi segnalare l’indirizzo del tuo blog, visto che dici di averne uno). Ma siccome ci segnali oggi come esempio di buona scrittura giornalistica il quotidiano “Libero” di Vittorio Feltri -col quale discuto ogni sera su Radiomontecarlo- spero non ti sia sfuggita una notizia interessante. I proprietari di “Libero”, cioè la Tosinvest della famiglia Angelucci, hanno firmato un accordo per l’acquisto de “L’Unità”, la storica testata del Pci e dei Ds.

Strano, vero? Strano ma non troppo. Gli Angelucci sono imprenditori della sanità privata, particolarmente forti nel Lazio e in Puglia. Per il loro business è fondamentale intrattenere buone relazioni con le regioni e i comuni, cioè con gli enti che rilasciano le licenze e soprattutto le convenzioni pubbliche alla sanità privata. Sono classici “editori impuri” all’italiana: meglio tenere i piedi in due staffe. Anzi, in tre staffe, visto che possiedono già anche “Il Riformista”. Da poco hanno allontanato dal “Riformista” il vicedirettore Paolo oldini, colpevole di non avergli voluto procurare un appuntamento con Walter Veltroni, di cui è amico ed è stato collaboratore.

Mica male: lo stesso azionista per Vittorio Feltri e Antonio Padellaro. La conferma che in Italia troppo spesso non si investe nei giornali per ricavarne degli utili -che tanto i profitti si accumulano altrove- ma per usarli se va bene come “public relations” e se va male come strumenti di condizionamento politico e di protezione d’interessi estranei all’editoria.

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