Perchè ce l’hanno con Parisi

martedì, 30 ottobre 2007

Arturo Parisi

Questa è la mia lettera pubblicata oggi su “L’Unità”:

Caro direttore,
sono sospinto a scriverti dall’affetto personale che provo per Arturo Parisi e anche dal fatto che –nel mio piccolo- spesso è capitato pure a me di ricevere l’accusa di rompiscatole, guastafeste, antipatico, spigoloso, incapace di buon rapporto con il prossimo.

Mi delude l’insistente ricorso all’attacco personale, all’evocazione del cattivo carattere, là dove emergono differenze politiche. Prima ho letto di Franceschini che consiglia a Parisi di ubriacarsi per festeggiare il coronamento del suo sogno politico. Sabato è sopraggiunto Soro nell’invitarlo a festeggiare anziché protestare. Ieri sul tuo giornale si è cimentato il novello psicanalista Mario Adinolfi: “Mi auguro di non trasformarmi mai in un signor-no alla Parisi, sempre stizzito”.

Non ho bisogno di ricordarvi quanto sia stata preziosa la tenacia di Arturo Parisi nel tenere viva la prospettiva unitaria dell’Ulivo, quando tanti odierni entusiasti neofiti del Partito democratico remavano in direzione opposta. E prima ancora, come ripete sempre Romano Prodi, ma come sa bene anche Walter Veltroni, determinante è stato il contributo di Parisi all’ideazione del partito che oggi vede la luce.

Il disinteresse personale con cui Arturo sfida l’impopolarità, anziché godersi la comoda posizione di protagonista della nascita del Pd, dovrebbe se non altro indurre i suoi critici a replicargli con argomenti politici. Personalmente, da delegato alla Costituente, condivido la sua delusione per le forzature verticistiche con cui si è sbrigativamente conclusa la bellissima assemblea di Milano. Dobbiamo evitare che, in assenza di opportune rettifiche, si riproducano presto nel nuovo partito le medesime storture che già hanno disincentivato la militanza nelle formazioni in via di scioglimento. Mi auguro che se ne possa ragionare pacatamente, superando gli schieramenti del passato.

Ma qui mi preme soprattutto segnalare il pericolo che una discussione indispensabile sulla democrazia interna del Pd venga sepolta col sarcasmo irrispettoso, riducendo Parisi a macchietta. Come se il problema fosse il suo tono stizzito, e non l’obiettiva difficoltà di sperimentare in Italia un nuovo percorso politico autenticamente democratico.

Gad Lerner”

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