La mia denuncia contro Radio Padania

mercoledì, 7 novembre 2007

Rom-denuncia

Questa mattina, su mio mandato, l’avvocato Daniela Dawan ha presentato alla Procura della Repubblica del Tribunale di Milano la seguente denuncia.

ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI MILANO

Il sottoscritto Gad Eitan Lerner, nato a Beirut il 7 dicembre 1954, presenta denuncia – querela per i fatti che qui di seguito si espongono, nei confronti del direttore responsabile di Radio Padania Libera, del conduttore della trasmissione Filo diretto, Leo Siegel e di chiunque si sia reso responsabile dei reati ravvisabili in relazione ai quali tutti la presente denuncia – querela deve altresì intendersi estesa. Il sottoscritto chiede sin d’ora che l’Autorità Giudiziaria acquisisca e sequestri a fini probatori la registrazione della puntata della trasmissione Filo diretto realizzata il 27 settembre 2007 o nei giorni immediatamente successivi.

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Da una lettera apparsa il 20 ottobre 2007 sul quotidiano L’Unità a firma Daniele Sensi (all. 1), apprendevo che la puntata 02 del 26 settembre 2007 del mio programma L’infedele (La 7), Zingari: un popolo di troppo, aveva costituito, il giorno dopo la sua messa in onda, l’occasione di attacchi verbali gravemente ingiuriosi nei miei confronti e minacciosi sino all’auspicio di uno sterminio nei confronti della popolazione di etnia rom nel corso della trasmissione radiofonica Filo diretto condotta da Leo Siegel su Radio Padania Libera.
Nella citata puntata de L’infedele, avevo, in particolare, ricordato che alcuni degli stereotipi con cui viene oggi additato come colpevole nel suo insieme il popolo rom presentano una impressionante analogia con la propaganda che anticipò e giustificò la persecuzione contro gli ebrei 70 anni fa. Esprimevo quindi la preoccupazione che – come allora – dalle parole di disprezzo e minaccia si passi ai fatti. A furia di invocare la loro cacciata, prima o poi, rischiano di riproporsi pratiche di sterminio che oggi ci appaiono inverosimili.
A quanto si legge nell’intervento di Sensi, nel corso della trasmissione Filo diretto di Radio Padania il conduttore Siegel lasciava totale facoltà di parola ad anonimi ascoltatori che non lesinavano nei confronti del sottoscritto espressioni quali “Mi chiedo perché gli ebrei non lo espellano dalla loro comunità”; “è un nazista rosso”.
Invece di impedire, di arginare o almeno di rispondere criticamente al montare di queste e di altre analoghe invettive, come era giusto e doveroso attendersi in considerazione del ruolo che rivestiva, il moderatore Leo Siegel non solo consentiva che gli ascoltatori intervenissero con insulti e minacce, senza freni, ma aderiva a quanto dicevano aggiungendo locuzioni del tipo “Io lo vado a prendere in sinagoga per il collo”, definendo le mie legittime preoccupazioni nei riguardi dei rom un’ “operazione sconcia” del “nasone ciarlatano” nei confronti del quale invocava un “processo di Norimberga per lesa immagine”.
Tanti e pesanti gli insulti e le irrisioni all’indirizzo dei rom: Siegel ascolta, condivide, ringrazia. Alla affermazione di un ascoltatore che anche i rom venivano massacrati nei lager nazisti, il conduttore ribatte con ironia “Sicuramente c’è stata la persecuzione di questo popolo, ma sarebbe facile fare battute sul perché e sul per come”.
Si creava e si alimentava, in tal modo, un clima di massiva diffusione di idee basate sull’odio razziale ed etnico in cui, tra le altre cose, non è mancato (e come avrebbe potuto?) l’accostamento tra i due oggetti costanti del pregiudizio. E così un ascoltatore si è addirittura spinto a dichiarare di preferire gli usurai (ebrei) agli schiavisti (rom); un altro non ha esitato a definire i rom “una razza bastarda da sterminare, per la quale ci vorrebbe un uomo come quello coi baffetti”.

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Se questi sono i contenuti e i toni della trasmissione Filo diretto appare del tutto evidente che gli stessi si collocano ben oltre l’ambito della libera manifestazione del pensiero e delle opinioni e che una società civile non può affatto tollerare che da una emittente radiofonica siano diffuse idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale ed etnico, che siano propagati messaggi che incitino a commettere atti di discriminazione, che ci si serva dell’amplificazione della radio per istigare a commettere reati e per integrare apologie di reato.
Né può essere sottaciuta o minimizzata la portata di affermazioni palesemente intimidatorie e minacciose come quelle che mi sono state rivolte (io lo vado a prendere in sinagoga per il collo).
Il linguaggio fa parte di quel codice di convivenza civile di cui la nostra società deve esigere un rispetto scrupoloso sanzionando con un’adeguata risposta la violazione di quei canoni basilari di civiltà che anche per mezzo del linguaggio devono trovare attuazione.
La radio – come la televisione – è un amplificatore eccezionale: chi parla al pubblico attraverso i media non può permettersi e non può permettere l’espressione di affermazioni e di concetti che ripropongono logori e beceri stereotipi (Lo vado a prendere in sinagoga per il collo, “nasone ciarlatano”dice Siegel; “perché gli ebrei non lo espellono dalla loro comunità?” chiede un altro; gli ebrei intesi come usurai).
Perché tirare in ballo l’origine ebraica del sottoscritto? Quale ne è il senso?
Il New York Times, nel suo Manuale di stile ed uso a cui i giornalisti devono attenersi, propone un uso moderato della menzione dell’origine etnica di una persona (all. 2): essa andrebbe riferita soltanto quando è pertinente e la sua pertinenza appare chiara al lettore. E’ lecito chiedersi allora quale fosse la pertinenza della menzione dell’origine etnica dello scrivente nella trasmissione di Radio Padania Libera? Senza un’effettiva pertinenza con il tema di cui si dibatte, questo richiamo appare unicamente rivolto ad indicare l’oggetto di intenti denigratori e razzisti. Nell’ottica di chi fa affermazioni come quelle appena riportate e di chi le avalla, il sottoscritto è doppiamente colpevole: di essere ebreo e di “difendere” i rom.

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Ritengo che già le affermazioni sopra riportate siano in sé tali da integrare gli estremi dei reati previsti e puniti dagli artt. 1 L. n. 205/1993, 414 c.p., 594 c.p. aggravato ai sensi dell’art. 3 L. 205/1993, reati tutti per i quali si chiede espressamente che si proceda nei confronti dei responsabili. Contestualmente si chiede altresì, ai fini del più preciso e completo accertamento dei fatti, l’acquisizione della registrazione della trasmissione radiofonica in oggetto, di cui sicuramente esiste una copia presso la sede di Radio Padania, Milano.
Nomino sin d’ora mio difensore l’avv. Daniela Dawan.

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