Il mio cuore batte per il Libano

venerdì, 23 novembre 2007

libano-militari

Mi sono un po’ distratto dalle vicende nostrane perchè -sapete come siamo noi bastardi- ho un pezzo di cuore là dove sono nato, sulla sponda sud del Mediterraneo. E in queste ore penso a Beirut presidiata dai blindati dall’esercito, la dolcevita paralizzata dalla paura di una nuova guerra civile. Scade a mezzanotte il mandato del presidente della repubblica libanese, senza che i cristiani (divisi fra loro), i musulmani sunniti, i drusi e i musulmani sciiti siano riusciti a mettersi d’accordo sul successore. I tre moschettieri dell’Unione europea, cioè i ministri degli esteri d’Italia, Francia e Spagna tentano invano una mediazione. L’Iran si sente fortissimo grazie al radicamento e alle armi degli Hezbollah. La Siria minaccia e trama perchè mantenere un’influenza sul Libano è essenziale per la sopravvivenza del suo regime. Israele sorvola, pronto a sganciare altre bombe se necessario. I campi palestinesi sono infiltrati da al Qaeda. Tutto questo su un meraviglioso fazzoletto di terra. E’ straordinario che i nostri soldati abbiamo preservato quindici mesi consecutivi di pace nel Libano del Sud. Ma agli amici che del mio paese natale sanno poco o nulla -trannen magari la passione per il hummous e il tabbule, una delle migliori cucine del mondo- voglio dire che laggiù è in gioco la pace del Mediterraneo. E non solo. E’ in gioco l’idea stessa che possano convivere sul medesimo territorio genti che appartengono a comunità religiose diverse. Un paese plurale, cosmopolita, levantino,aperto all’oriente e all’occidente. Nei secoli la civiltà, il benessere, il progresso sono scaturiti da queste contaminazioni feconde. Oggi rischiamo di camminare nella storia a marcia indietro.

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