“Il popolo sono io”

venerdì, 30 novembre 2007

Alla vigilia dell’incontro tra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni: nuovi partiti o vecchi trucchi?

TEDESCO, SPAGNOLO O REFERENDUM?

Con le sue formule misteriose e le sue raffinate alchimie, la legge elettorale dovrebbe curare la malattia più contagiosa del sistema politico italiano: la “partitite”. Cioè la proliferazione abnorme di partitini sempre più piccoli e sempre più numerosi. Una metastasi favorita dal “porcellum” di Calderoli, ma già estesa quando vigeva il “Mattarellum”, cioè un sistema maggioritario temperato di proporzionale.

Una legge elettorale, per salvare la democrazia curando la “partitite”, può ad esempio prevedere soglie di sbarramento che neghino l’accesso in Parlamento dei troppo piccoli. Lasciando che i partiti più robusti si spartiscano i seggi in proporzione ai voti ricevuti. Così succede in Germania. Ora il proporzionale alla tedesca sembra andare per la maggiore anche in Italia. Per questo sistema fanno il tifo l’Udc e a Rifondazione Comunista. E pure Berlusconi è favorevole, a meno che, contrordine, non preferisca quello spagnolo.
Certo che se si fosse votato sul serio alla tedesca, cioè con una soglia di sbarramento del 5%, l’anno scorso alla Camera e al Senato sarebbero entrati solo cinque partiti: Forza Italia, Partito Democratico, An, Udc e Rifondazione. Fuori la Lega, Mastella, Verdi, Comunisti Italiani e altre liste minori.

Il politologo Roberto D’Alimonte ha fatto una simulazione: con il sistema alla tedesca avrebbero più chances un governo di centrodestra o una grande coalizione.

Il sistema spagnolo, citato nella proposta scritta da Salvatore Vassallo per conto di Veltroni, è anch’esso proporzionale, ma con una ripartizione in collegi che favorisce i partiti più grandi e penalizza quelli minori. Alla fine ne uscirebbero molto più forti il Pd e il Partito di Berlusconi, rimpiccioliti gli altri.

A parte Germania e Spagna, nel resto d’Europa prevalgono i sistemi elettorali fondati sul maggioritario, proprio come piacerebbe ai sostenitori del referendum. Ma anche i sistemi proporzionali, pur di garantire la governabilità, talvolta prevedono di assegnare al vincitore un premio di maggioranza. Perché il diritto dei cittadini ad avere governi stabili ed efficaci può richiedere una correzione al sacro valore della rappresentatività. Per esempio nella culla della democrazia, la Gran Bretagna, laburisti e conservatori sono abituati a governare con maggioranze stabili anche se non raggiungono quasi mai il 40% dei voti.

I partiti trattano il referendum si avvicina. Se la Corte Costituzionale giudicherà ammissibili i quesiti, si voterà la primavera prossima. E se vinceranno i sì avremo soglie di sbarramento molto alte contro i partitini; il divieto ai candidati multiuso che si presentano in più circoscrizioni; ma soprattutto un premio di maggioranza riservato a un solo partito di maggioranza relativa.

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