Un appello contro il voltafaccia proporzionale

giovedì, 6 dicembre 2007

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Un benvenuto di cuore ai nuovi visitatori del blog, particolarmente numerosi in occasione dell’Infedele sui sindaci nordisti. Continueremo la discussione. Ma oggi, per quel che vale, voglio dichiarare la mia piena adesione all’appello di 34 personalità (diversissime per orientamento politico) in favore di un sistema elettorale maggioritario, pubblicato dal “Sole 24 Ore”. Resto desolato, infatti, di fronte al disinvolto voltafaccia di leader politici che fino al giorno prima, pure con solenni deliberati congressuali, garantivano l’impegno per il mantenimento del bipolarismo e la salvaguardia del diritto degli elettori a scegliere la coalizione di governo. Può sembrare una questione tecnica e noiosa, invece è in gioco la possibilità che l’Italia guarisca o meno dalla malattia del suo sistema politico. Leggere per credere:

“Ponendo fine ad anni di reciproca demonizzazione, in un quadro di mutuo riconoscimento, i leader dei due maggiori partiti discutono di modifiche della legge elettorale. Entrambi definiscono lodevolmente i loro partiti “a vocazione maggioritaria”: ma questa non è compatibile con un sistema proporzionale, che darebbe spazio a un “terzo polo”, quindi a una democrazia non bipolare ma “tribolare”.

Del sistema proporzionale abbiamo sperimentato opacità, instabilità e ingovernabilità: dissesti nei conti pubblici e lacerazione della correttezza amministrativa ne segnarono l’ultimo esito. La reazione è stata il sistema maggioritario, voluto da milioni di elettori nel biennio 1992-93: nel maggioritario, i partiti di cui quelli guidati da Veltroni e da Berlusconi sono il frutto maturo, hanno raccolto i propri consensi, al maggioritario devono la propria esistenza.

Il sistema maggioritario non è una forzatura ideologicamente imposta ad un Paese riluttante; al contrario, ha il favore dei cittadini nelle elezioni di Comuni, Province e Regioni, a cui ha conferito trasparenza e stabilità di governo. In sede nazionale, si è resa evidente la necessità di riforme: dai regolamenti parlamentari, ai rimborsi elettorali, al bicameralismo, fino ai poteri del premier di promuovere il ricorso anticipato alle urne, come in Gran Bretagna, Germania, Spagna. Queste riforme, ritenute indispensabile complemento del sistema proporzionale, sono le stesse che renderebbero più funzionale il sistema maggioritario.

Una legge elettorale non può essere disegnata su proiezioni di sondaggi dell’ultimo minuto, in funzione della durata di un Governo, o per scongiurare un referendum: infatti essa definisce il quadro istituzionale, e quindi influisce sulle politiche di bilancio, sui rapporti tra le parti sociali, sulla partecipazione dei cittadini alla vita politica.

Veltroni e Berlusconi siano dunque coerenti con la storia e la natura dei partiti che guidano. La legge elettorale sia garanzia di Governi non fatti e disfatti dopo le elezioni, in Parlamento o nelle segreterie dei partiti, ma scelti dagli elettori col proprio voto.

Roger Abravanel, Alberto Alesina, Giorgio Alpeggiani, Filippo Andreatta, Augusto Barbera, Orlando Barocci, Tito Boeri, Angela Bono, Massimo Bordignon, Pier Luigi Celli, Roberto D’Alimonte, Alessandro De Nicola, Franco Debenedetti, Sergio Erede, Domenico Fisichella, Gian Paolo Galli, Ernesto Galli della Loggia, Francesco Giavazzi, Luigi Guiso, Piero Ignazi, Gennaro Malgieri, Enzo Manes, Stefano Mauri, Angelo Panebianco, Sandro Parendo, Vittorio Emanuele Parsi, Bruno Pavesi, Michele Salvati, Guido Tabelloni, Andrea Tavecchio, Paola Tondelli, Sandro Trento, Marcello Veneziani, Guido Roberto Vitale

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