Sono molto affezionato a La7, piccola televisione cui approdai dopo avere consumato al Tg1 il mio rapporto con una Rai rivelatasi purtroppo irriformabile. In questa nicchia -facendo tesoro forse anche della sua costrizione a restare piccola- la tv della Telecom mi ha concesso spazi di libertà reale anche sui temi per lei meno digeribili. Sotto la gestione di Tronchetti Provera ho trasmesso puntate dell’Infedele assai critiche nei suoi confronti, dando spazio per primo alle denunce di Massimo Mucchetti. I nostri servizi additavano le responsabilità del governatore Fazio e del superbanchiere Geronzi quando gli altri media li consideravano degli intoccabili, e il nostro azionista gli era molto legato. Con il governo Berlusconi in carica abbiamo invitato Marco Travaglio, Sabina Guzzanti, Paolo Flores d’Arcais, altrove ostracizzati. Con il compianto professor Mauro Mancia ci siamo dilettati nell’analisi del complesso d’inferiorità del Cavaliere…
Con Daniele Luttazzi temo La7 abbia sbagliato, non valutando a sufficienza la natura particolare della sua satira, contraddistinta da un forte ricorso al turpiloquio, alla cacca e alla pipì. Luttazzi ha riproposto in tv testi già rappresentati in teatro e pubblicati su dvd, compreso quello su Giuliano Ferrara. Certo gli effetti mutano nel passaggio dal teatro alla televisione, bisognava prevederlo in anticipo. Se non altro per le diverse responsabilità legali, in caso di denunce. Mi spiace che la censura di Luttazzi sia scattata solo in difesa di “uno dei nostri”.
Giuliano Ferrara è sicuramente una risorsa preziosa de La7, dotato peraltro di scorza dura e d’ironia. Ma Luttazzi aveva già usato i
medesimi argomenti nei confronti di altri protagonisti della vita pubblica italiana.
Se La7 ha sbagliato, è stato solo per il forte desiderio di mandare in onda un grande artista trasgressivo e geniale.
Forse bisognava rifletterne prima con un buon avvocato…