Onore a Benazir Bhutto, donna coraggiosa

giovedì, 27 dicembre 2007

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Onore a Benazir Bhutto, donna dal coraggio straordinario, tornata a morire nel suo Pakistan divenuto epicentro del fondamentalismo jihadista.
Sapeva bene quel che rischiava, partecipando a una campagna elettorale dominata dal rivale Musharraf: il giorno stesso del suo rientro dall’esilio era sopravvissuta per miracolo a un attentato devastante come quello di oggi a Rawalpindi. Forse s’illudeva di poter contare sul sostegno americano, o saudita. Certamente aveva interessi economici poco limpidi da tutelare. Ma tutto questo passa in secondo piano di fronte alla sua tenacia che l’ha portata a mettere consapevolmente a repentaglio la sua vita in un paese inferocito, ormai fuori controllo.
Penso alla generosità con cui un grande scrittore come Mohsin Hamid (vi raccomando “Il fondamentalista riluttante”, Einaudi) insisteva nel raccontarci un Pakistan democratico pronto a sconfiggere sia il dispotismo militare di Musharraf, sia il terrorismo islamista. Magari.
La verità è che gli Stati Uniti si sono ritrovati a findare tutta la loro strategia asiatica su un pilastro d’argilla. La potenza nucleare pakistana è drammaticamente precaria e infida. L’insicurezza cresce, rendendo sempre più problematica la nostra stessa presenza nel vicino Afghanistan. Il che non vuol dire che possiamo andarcene disinvoltamente di lì. Ma che la speranza occidentale di cavarsela affidandosi al generale di turno, magari tenutario della prima bomba atomica islamica, ha fatto il suo tempo.
Dopo Benazir Bhutto, protagonista di una rivoluzione femminile in atto nel mondo intero -con l’imbarazzante eccezione italiana- il Pakistan sembra destinato ad aggrapparsi al pugno di ferro di un Musharraf che per salvare le apparenze si è tolto la divisa. Ma quanto potrà durare? Anche Musharraf ormai pare un moto che cammina.

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