Bassolino e il mio manuale per le dimissioni

lunedì, 7 gennaio 2008

antonio bassolino

Non sono esperto di smaltimento rifiuti, né di termovalorizzatori, né di camorra. Ma di dimissioni, ahimè, sono abbastanza esperto e potrei fornire un manuale del buon dimissionario. Al cui primo posto, beninteso, andrebbe scritto: “Le dimissioni si chiedono a ragion veduta, eccezionalmente, non a scopo propagandistico. Le dimissioni non si annunciano mai per finta; se decidi, le rassegni senza condizioni”.

Ho già confidato ai frequentatori del blog che mi lega a Antonio Bassolino un’amicizia ventennale, precedente dunque i suoi incarichi di sindaco a Napoli e di presidente della regione Campania. Posso dirlo? Gli voglio bene, e metterei non una ma due mani sul fuoco per testimoniare la sua dirittura e onestà personale.

Mi sembra evidente che nella vicenda dell’emergenza rifiuti ha commesso degli errori, lui stesso lo spiega bene oggi in una lettera sulla prima pagina di “Repubblica”. Forse ha sopportato compromessi cui avrebbe dovuto ribellarsi, a costo di mandare in crisi le giunte campane di centrosinistra? Può darsi. Di certo ha fatto troppo affidamento sulla sua credibilità personale, enfatizzata nel forte legame di solidarietà personale che –da militante di vecchio stampo e uomo d’onore- ha instaurato con il gruppo dei suoi collaboratori.

Bassolino ha già pagato e pagherà un prezzo politico altissimo per i suoi errori. Primo fra i quali è stato quello di restare a far politica in Campania dopo l’esperienza di Napoli. Subendo il ricatto morale (“solo tu puoi vincere in Regione”) e commettendo un peccato di supponenza (“ormai sono così forte da potercela fare da solo”). Resto convinto che il tempo con lui sarà galantuomo: i suoi meriti nel restituire speranza e nel modernizzare l’area metropolitana più disastrata d’Europa sono inoppugnabili. Ma oggi è il tempo della sofferenza.

Di tale sofferenza a mio parere fa parte la scelta obbligata di evitare il bel gesto liberatorio delle dimissioni. Bassolino oggi non può, non deve dimettersi. E non per l’argomento inaccettabile che prima di lui dovrebbero dimettersi altri politici di pari grado, rinviati a giudizio per mafia o altre malversazioni. Le mancanze altrui non vengano mai chiamate a discarico delle proprie, per favore.

Quando uno ragiona sull’opportunità di dimettersi –torno il mio manuale- deve innanzitutto ricordare. Qual è il mandato che ho ricevuto, e da chi? Nell’interesse di chi ho il dovere di agire in questo momento? Quali sono le responsabilità che oggettivamente devo assumermi, e per quali invece debbo denunciare l’inadempienza altrui?

Per come lo conosco, Bassolino è certo un tipo molto più paziente di me (troppo, Antonio) ma non è a sessant’anni un politico con il culo attaccato alla poltrona. Resterà a fare il suo dovere pur sapendo che gliene deriveranno più danni che vantaggi. Lo consoli sapere che verrà poi il giorno della riconoscenza, sperando non sia troppo tardi.

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