Torna la destra con vescovi e veline

martedì, 22 gennaio 2008

prodi pensieroso

Romano Prodi ha ancora un dovere da assolvere, a costo di sopportare l’ultima ondata d’improperi: certificare al Senato che il terzo passaggio di schieramento in dieci anni operato da Mastella (seicentomila voti) gli toglie effettivamente la maggioranza parlamentare. Perchè se così non fosse, a Prodi toccherebbe andare avanti in base a una regola fondamentale della democrazia: nel 2006 i cittadini che hanno votato centrosinistra sono stati di più dei cittadini che hanno votato centrodestra. Sia pure di pochissimo. Ma questi ormai sono dettagli. Quando Prodi cadrà al Senato vivremo giornate convulse, il presidente Napolitano farà di tutto per dare vita a un governo di transizione, evitando così di votare di nuovo con il porcellum. Ma la caduta di Prodi renderà impossibile quell’accordo, così come purtroppo allontana la possibilità che i cittadini tornino protagonisti con il referendum. A loro si chiederà nuovamente di inchinarsi, di nuovo il sopruso dei candidati nominati dall’alto e dei partitini cortigiani pronti a tradire. Magari Mastella tornerà ministro di un governo Berlusconi, come tredici anni fa. Di certo tornerà insieme a militare nello stesso partito con Toto Cuffaro, sotto la guida illuminata di Casini. Continuerà a frequentare la mattina i vescovi in piazza San Pietro e la sera le veline al Bagaglino. Mentre il Cavaliere, ringiovanito, ha spalancato di fronte un altro buon decennio di leadership.
E noi? Sarà il caso che nel frattempo torniamo a occuparci dei problemi degli operai, a denunciare le ingiustizie sociali. Questo pomeriggio vado a Roma, devo partecipare alla conferenza promossa dal Ministero dell’Interno sulla popolazione rom. Quando ci sarà Gasparri al posto di Amato non se ne terranno più.

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