Montezemolo e l’operaio Thyssen

venerdì, 7 marzo 2008

montezemolo2008.png

Ribellandosi ai decreti attuativi della legge 123 per la sicurezza del lavoro, varati dal governo Prodi, il presidente della Confindustria ha usato un’espressione grossolana e demagogica: “Roba da Cuba anni Settanta”. Ecco, io penso che dovrebbe vergognarsi di un tale becero riferimento. Siamo nell’Italia 2008, non a Cuba anni Settanta. E’ nell’Italia di oggi che una percentuale scandalosa di aziende associate alla sua Confindustria non applicano gli standard di sicurezza obbligatori. Montezemolo s’è fatto bello annunciando che Confindustria espellerà gli associati che pagano tangenti alla malavita (tanto è rarissimo che si venga a sapere). Ma invece di minacciare analoga severità nei confronti di chi lesina risorse a tutela della vita dei dipendenti, preferisce sparare cazzate su Cuba anni Settanta. Una cortina fumogena di ideologia per continuare a proteggere gli inadempienti. Perché? Perché sono ancora molti, troppi, e allora si vorrebbe trattare la sicurezza dei lavoratori come si tratta l’emersione del lavoro nero: con gradualità. Gente che si riempie la bocca di tolleranza zero quando la sicurezza minacciata è la propria, gente che magari si commuove nella difesa della vita nascente soppressa dalle donne che abortiscono, pretende gradualità nella tutela delle vite dei propri dipendenti. Altrimenti? Altrimenti rispolvera il babau comunista!
Come gentilmente segnala Cesare nel blog, “Libero” di oggi mi riserva un attacco di Antonio Socci in prima pagina per avere zittito Ciro Argentino, rappresentante sindacale della ThyssenKrupp, quando non la smetteva di interrompere Matteo Colaninno. Strano. “Libero” non ha mai dedicato spazio in prima pagina né al rogo torinese del 6 dicembre 2007, né alla recente strage della Truckcenter di Molfetta. Gli preme di più sostenere che io sarei uno zelante servitore del riccone di turno (“meglio il padrone dell’operaio”). Ebbene. Io non condivido affatto la difesa delle posizioni di Confindustria sulla legge 123 che Matteo Colaninno ha fatto all’Infedele. Non la condivido punto e basta, anche se lui è capolista del Pd a Milano. Però l’ho tutelato quando nel mio studio cercava di esprimere quella posizione “impopolare”. E lo rifarei, paro paro. Come Ciro Argentino ben sa, se ho alzato la voce con lui non è solo perché inceppava la trasmissione, ma semmai per un eccesso di confidenza: proprio lui! Ciro Argentino è l’operaio della Thyssen con cui mantengo rapporti più stretti, con cui ci si vede e si parla anche dopo i funerali. Abbiamo dei progetti di lavoro comuni. Sorriderà dell’insinuazione di “Libero”. Sa benissimo che io sono un borghese, mica un proletario. Che conosco diversi imprenditori di questo paese, alcuni dei quali sono stati miei editori. Ma anche per questo a 53 anni me la cavo senza bisogno di eccessi di zelo. Evito di replicare a Socci con facili contro argomentazioni del medesimo stampo. Mi appello invece alla sua sensibilita’ perche’ anche “Libero” cominci a portare in prima pagina, come l’Infedele, lo scandalo delle morti bianche dovute a risparmi e inadempienze sulla sicurezza.

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.