La Moratti: da Alitalia voglio un indennizzo

martedì, 18 marzo 2008

AlitaliaEcco la mia intervista uscita su “Repubblica” di oggi.

Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, nella sua veste di primo azionista della Sea –la società aeroportuale che gestisce Linate e Malpensa- si ritrova improvvisamente fra le mani una sorta di potere di veto sulla vendita di Alitalia a Air France, e quindi sulla sopravvivenza o il fallimento della nostra compagnia di bandiera dalle casse vuote. Nei confronti della quale Sea ha intentato una causa di risarcimento per gli accordi disattesi sullo scalo di Malpensa, chiedendo un indennizzo astronomico: 1,25 miliardi di euro, circa dieci volte la somma che Air France è disposta a pagare Alitalia. Entro la fine del mese Parigi chiede al governo italiano di sottoscrivere una manleva, facendosi carico della penale nell’eventualità che la magistratura dia ragione alla Sea. A meno che…
Sindaco Moratti, la vostra causa ha un esito incerto e potrebbe sortire effetti rovinosi. E’ pensabile una rinuncia, nell’interesse del Paese?
“L’azione risarcitoria è stata a lungo meditata e si basa su argomenti solidi. Alitalia ha disatteso l’impegno assunto: fare di Malpensa il suo hub. Una rinuncia da parte nostra è impensabile”.
Dal governo le è giunta una richiesta in tal senso?
“Fra ieri e oggi il presidente Prodi mi ha chiamata due volte. Gli ho chiarito che Sea non può rinunciare a una contropartita economica per i gravi danni subiti da Alitalia”.
Si rende conto che lei può far saltare l’accordo con Air France?
“Se c’è la volontà delle parti, io sono pronta ad avviare una trattativa finalizzata a una transazione, purchè ci sia garantito il giusto indennizzo”.
Ma sembra impossibile concludere una simile trattativa entro il 31 marzo, lei si sta assumendo una grave responsabilità…
“Intanto Air France ha avanzato pretese tali da farmi dubitare che voglia concludere davvero l’acquisto di Alitalia. La compagnia italiana dispone di volumi di traffico e di cespiti derivanti dalla proprietà dei terreni di Fiumicino che già di per sé valgono molto più dei 138 milioni offerti. A simili condizioni Alitalia potrebbe interessare altri compratori”.
Se ce ne fosse il tempo: le casse Alitalia sono vuote e l’alternativa più probabile sarebbe il fallimento.
“Io credo nel libero mercato. La sorte del fallimento è già toccata a Swissair e alla Delta, ma gli aerei non hanno smesso di volare. Non mi permetto di dire quali siano i compiti di un governo titolato solo all’ordinaria amministrazione, ma se Air France pretende di mantenere una clausola monopolistica sui diritti di traffico Alitalia, e per di più impone la dismissione delle attività cargo in larga misura concentrate a Malpensa, bisognerà pure tutelare una politica italiana dei trasporti”.
Sbaglio ricordandole che la sorte di Alitalia è nelle sue mani?
“Sì, sbaglia, io chiedo solo al governo di negoziare condizioni più accettabili”.
Prodi le avrà detto che se Alitalia fallisse in seguito alla mancata remissione della vostra causa, potrebbe a sua volta rivalersi finanziariamente su Sea.
“Questo si chiama terrorismo. Respingo questa ipotesi come del tutto priva di fondamento. Se vuole vada a chiederlo ai nostri legali e ai professori universitari che hanno convalidato le legittime richieste di Sea. Una società florida, che in un anno ha raddoppiato gli utili portandoli da 25 a 50 milioni di euro. Con ciò dimostrando che il presidente Giuseppe Bonomi non è un lottizzato, bensì un manager capace. E ora dovrei sopportare che Sea venga messa in ginocchio dalle inadempienze altrui?”.
Posso scrivere che Letizia Moratti preferisce il fallimento di Alitalia alla remissione della causa?
“Prima di arrivare al fallimento è sempre doveroso cercare un’altra soluzione, sebbene, lo ripeto, neppure il fallimento significhi di per sé una catastrofe. Alitalia si è resa responsabile di scelte sbagliate. In seguito agli accordi con i sindacati romani ha speso 200 milioni all’anno solo per le trasferte a Malpensa del personale residente nella capitale”.
Lo ha fatto quando a presiederla era proprio il suo Giuseppe Bonomi. Intanto le perdite si ingigantivano e nessuna forza politica, né di destra né di sinistra, ha rinunciato a ripianarle pur di evitare il fallimento.
“Posso comprendere che i governi si siano prodigati per evitare il fallimento di Alitalia, ma questo non è affar mio. Io sono responsabile delle scelte positive di Sea, che tra l’altro fanno di Malpensa l’aeroporto più puntuale d’Europa. Mi spiace, ma non mi sento compartecipe delle scelte di Alitalia”.
Eppure lo sa che gli altri aeroporti del Nord incrementano il traffico ben più di Malpensa, e anche i milanesi preferiscono partire da Linate. La telenovela Malpensa non smaschera il falso mito della nazione padana?
“Al contrario, vedo semmai prevalere una nozione romanocentrica e corporativa del trasporto aereo. Il contrario del libero mercato in cui credo. Vogliamo far perdere una società che guadagna, la Sea, e mandare in cassa integrazione 17-18 mila lavoratori del Nord? Se queste sono le premesse, capisce bene quanto sia ingiusto rivolgerci l’accusa di assistenzialismo”.
Vi si accusa di assistenzialismo perchè l’Alitalia dalle casse vuote non potrà mai rimborsarvi 1,25 miliardi di euro. Tocca pagare di nuovo al contribuente?
“Sediamoci attorno a un tavolo, noi di Sea con Alitalia e Air France. Studiamo una revisione del prezzo –Air France paghi di più- e un’ipotesi di transazione che tenga conto degli investimenti da noi pianificati, un miliardo di euro, cento dei quali già spesi solo quest’anno”.
In pratica è come se lei insistesse con la richiesta di moratoria, pur sapendo che Alitalia non può ripristinare i voli Malpensa già disdetti dal 1 aprile.
“Lo so anch’io che la moratoria non è più possibile. Per questo le ripeto che la nostra causa potrà essere ritirata solo a seguito di una transazione da concordare, tale da consentirci di attivare con compagnie aeree diverse da Alitalia quelle tratte, soprattutto con l’Oriente, di cui l’economia del Nord ha vitale necessità. Al governo Prodi chiedo di esercitare un’adeguata pressione su Air France, come del resto in una situazione simile già fece con successo il governo olandese per Klm”.
C’è un divario abissale fra 1,25 miliardi chiesti da Sea e 138 milioni offerti da Air France. Mica pretenderà che Parigi si faccia carico della vostra controversia con Alitalia: l’indennizzo graverebbe sulle casse dello Stato.
“Non per questo la svendita di Alitalia diviene un’alternativa accettabile. La nostra causa è un atto dovuto. Ci serve un margine di tempo adeguato, e un sostegno, per rimetterci a operare in condizioni di libero mercato. Non è pensabile che Alitalia ignori tali legittime esigenze. Quanto al governo, ci ha riuniti l’ultima volta intorno al ‘tavolo Milano’ l’ormai lontano 21 settembre. La promessa fu di consultarci a ogni passo successivo, ma non si sono più visti. Ora rischiamo di dover subire una nuova Alitalia di proprietà straniera che conserva però privilegi monopolistici e protezionisti. Altro che liberalizzazione. Soffriamo l’assenza di una politica dei trasporti che tuteli l’interesse dell’economia nazionale”.

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