Sua maestà Carla Bruni

venerdì, 28 marzo 2008

carla-bruni.jpgLo straordinario successo della visita inglese di Carla Bruni, fotografata in ogni dettaglio del suo corpo e del suo look (mentre a New York contemporaneamente la battevano all’asta tutta nuda), danneggia o avvantaggia suo marito?
Per rispondere bisognerà attendere che il delirio mediatico si plachi. Ma intanto vedo nell’incoronazione di Carla Bruni regina di Francia (in fondo anche nei secoli scorsi il re si sceglieva una consorte straniera) un esempio della metamorfosi del potere. Il capo supremo si completa nella bella donna (operazione che Berlusconi realizza maldestramente, mitizzando la sua carica sessuale, ma che ha ben chiara).
E con ciò il capo supremo persegue la legittimazione personale che una politica sempre più debole non è in grado di garantirgli. E’ l’intuizione (reazionaria) di un tecnocrate come Giulio Tremonti: la democrazia ha bisogno di governi più forti, dunque basta con lo spirito antiautoritario del ’68, sia data nuova forza alla politica. Come? Attraverso la spiritualità, le radici, la tradizione. Il tecnocrate che con intelligenza cerca un popolo che gli dia forza politica, sa bene che una tale sintonia si crea solo col pensiero reazionario. E dunque scommette sull’effetto mediatico che lo aiuti a elevarsi come mito carismatico. La politica reazionaria ricorre naturalmente a una concezione monarchica della sovranità: il capo -più ancora che dalle urne- è legittimato dalla sua capacità di incarnare il carattere della nazione. La donna da lui prescelta come oggetto-simbolo della sua potenza sessuale può diventare una regina, come Carla Bruni. O spezzettarsi in una miriade di veline, come nel caso di Berlusconi.

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