Juno, l’amore bastardo che sfugge alle regole

martedì, 8 aprile 2008

juno.jpgPreceduto dalla stolta polemica innescata da Giuliano Ferrara (se si tratti o meno di un film antiabortista) finalmente “Juno” è uscito nelle sale italiane e ieri me lo sono goduto al Plinius di Milano. Andateci, è un film semplicemente delizioso!
Quando infine mi sono ricordato che il promotore della lista “Aborto? No grazie” lo brandisce come argomento forte nei articoli e nei suoi comizi, mi si è stretto il cuore per lui. Il pover’uomo deve essere afflitto da una totale sprovvedutezza sentimentale se del film è riuscito a cogliere nient’altro che la scelta della sedicenne Juno di portare a termine una gravidanza indesiderata. Nel film la militante “pro-life” in azione davanti all’orribile ambulatorio per aborti, è solo una macchietta inessenziale. Emergono ben altre figure, capaci di instaurare rapporti sentimentali e di sostegno familiare al di fuori di ogni codice dottrinale che la religione pretenderebbe fondato su un presunto “ordine naturale”. Altro che famiglia naturale e consanguineità! Altro che restaurazione di un matrimonio indissolubile quale unica sede proficua del rapporto sessuale!
Temo a Giuliano Ferrara siano sfuggiti il sostegno meraviglioso della matrigna di Juno; la saggezza del padre che l’accompagna fin nella scelta di dare in adozione la creatura; il ritorno al suo fianco del compagno-amante ingenuo ma perbene; la fiduciosa relazione fra donne instaurata con la futura madre (single!) adottiva; la solidarietà dell’amica del cuore.
Insomma, “Juno” è un concentrato di tutte le situazioni e forme di convivenza che il reazionario Ferrara -antidivorzista, ostile all’uso del preservativo, ai Dico e alle unioni omosessuali- vorrebbe sottrarre a un ordinamento giuridico concepito come difesa del primato della famiglia “naturale”. Lo stesso lieto fine del film sarebbe proibito in una nazione governata dal Ferrara-pensiero.
In “Juno” ci sono grandi e varie forme di amore ma non c’è nessuna famiglia “naturale”. E’ un inno delizioso a noi bastardi. E in particolare alle donne capaci di andare controcorrente, instaurando fra loro relazioni solidissime, salvifiche. Evitando peraltro alla sedicenne incinta e al suo compagno una genitorialità imposta nell’adolescenza. Tutto tranne che un manifesto intimidatorio contro l’aborto, scelta individuale e dolorosa delle donne che Ferrara viola con sguardo inevitabilmente odioso, accusatorio.
Giuliano Ferrara da tempo predica la necessità di una nuova “alfabetizzazione morale” della nostra società occidentale. Il suo sguardo daltonico su “Juno” mi induce a ritenere che lui, semmai, necessiterebbe di una “alfabetizzazione sentimentale”.

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