Fassino e Borghezio all’Infedele

mercoledì, 9 aprile 2008

nord bossi morattiLa minaccia dei fucili padani rivolti contro la “canaglia romana”, evidenzia un problema politico serio: come nel 1994, di nuovo i parlamentari della Lega saranno determinanti nel garantire la maggioranza di un eventuale governo di centrodestra guidato da Berlusconi. Che non a caso ha dovuto prendere molto sul serio le richieste (assistenzialistiche?) del Carroccio su Alitalia e Malpensa. Ora allude alla malattia di Bossi per negargli un ministero, ma avrà i numeri sufficienti per ignorarne le richieste? Stasera alle 21,10 su La7 discuteremo la centralità di questo Nord arrabbiato negli ultimi giorni di campagna elettorale. Partecipano: Piero Fassino (Pd), Mario Borghezio (Lega), Raffaele Cattaneo (assessore alle infrastrutture della Regione Lombardia). E inoltre: il vicedirettore del “Corriere della Sera”, Dario Di Vico; Ida Dominijanni del “Manifesto”; l’economista Marco Ponti; il sociologo Aldo Bonomi; lo steward dell’Alitalia in sciopero della fame Gianluca Morale. Come anticipo di riflessione vi propongo il mio articolo uscito oggi su “Vanity fair”. Attendo con gratitudine i vostri interventi sul blog.

Andiamo alle elezioni anticipate come alla riconsegna scontata e inevitabile dell’Italia nelle mani dell’uomo che da quindici anni viene considerato il suo capo naturale: Silvio Berlusconi. Sopportiamo con rassegnata indifferenza pure gli attacchi a lui riservati dai giornali conservatori del mondo anglosassone, come l’”Economist” e il “Wall Street Journal”. Possibile non capiscano? Quelli che loro considerano difetti, in Italia li percepiamo come virtù!
Berlusconi spara gaffes sulle donne, più adatte alla cucina o al talamo che alla vita pubblica? Tranquilli, ciò aumenterà i suoi consensi nell’elettorato femminile. Berlusconi chiede ai contribuenti tartassati un nuovo contributo pubblico, per salvare Alitalia dall’odiato straniero? La maggioranza è con lui, tanto chi ci ha mai creduto alla balla del “meno tasse per tutti”, peraltro copiata tal quale dal concorrente Partito democratico? Berlusconi protesta contro lo scandalo delle listarelle che invadono la scheda elettorale, causa di confusione per la cittadinanza? Bravo, ha ragione, e pazienza se era stato lui –quando gli conveniva- a promuovere la legge elettorale e i rimborsi a pioggia che beneficiano i nanetti.
Non sono mai stato un apocalittico. Non credo cioè che l’Italia sia un paese irregolare, spregiudicato, pigro, ignorante, eversivo per malattia congenita. Se non altro perché la amo, e conosco le risorse che custodisce, eredità di stagioni bel altrimenti gloriose di crescita e apertura sul mondo. Ma ho l’impressione che per scrollarsi di dosso il fatalismo e l’autoironia, l’Italia debba ancora consumare un traumatico distacco dalla sua attuale classe dirigente.
Può anche darsi che il patatrac cominci a succedere già domenica 13 e lunedì 14 aprile 2008. Se il numero degli elettori che diserteranno le urne o disperderanno il voto sarà molto elevato, allora i pronostici dei sondaggi si riveleranno carta straccia, compreso il terzo (o quarto?) governo del predestinato Berlusconi. Altrimenti sarà quest’ultimo a cercare la realizzazione di due obiettivi: 1) formare un esecutivo col più ampio consenso parlamentare, in grado di farlo benvolere se possibile anche fra gli ex nemici; 2) conquistare il potere economico, cioè le postazioni dell’establishment (Generali, Mediobanca, Rcs, Telecom, Intesa-Sanpaolo) a lui finora precluse.
In ogni caso prevedo uno scenario politico futuro tutt’altro che stabile. L’Italia dovrà fare i conti con aziende al collasso, come Alitalia. Con i venti della recessione. La classe dirigente dovrà fronteggiare sofferenze sociali, senza disporre di risorse da distribuire (a meno di convincere l’Ue a sopportare di nuovo un aumento del nostro debito pubblico).
E il Partito democratico? Io che non ho votato Walter Veltroni alle primarie, perché critico il compromesso di potere fra notabili su cui regge la sua leadership, devo riconoscere che ha fatto il possibile e l’impossibile. Una campagna elettorale molto generosa, protesa a dimostrare che il Pd è in grado di sopravvivere alle macerie della precedente alleanza di centrosinistra, rivelatasi incapace di garantire la politica di risanamento di Prodi.
Confuso nei punti programmatici e nella sarabanda dei candidati-testimonial, il Pd di Veltroni non ha comunque alternative di leadership post-elettorale che non siano il ritorno alle correnti del passato. La mia speranza è che dopo il voto Veltroni resti in sella e punti davvero sul rinnovamento della politica democratica: referendum per abrogare la legge elettorale e ripristinare spazi di partecipazione; svecchiamento di un ceto politico che oggi ancora pesa come una zavorra sul Pd; applicazione effettiva delle regole e del codice etico approvati per ora solo in teoria, ma disapplicati.
Non so se il Veltroni cinquantatreenne del 2008 sia un tipo di politico disposto al lavoro sotterraneo di lunga lena, senza l’ansia di incassare subito qualche risultato appariscente ma illusorio. Spero di sì, perché la malattia politica italiana non si curerà mediando al vertice con Gianni Letta e Berlusconi, ma recuperando dal basso la fiducia dei cittadini.

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