Mantengo la promessa. Ecco qualche titolo per conoscere più da vicino l’intricata matassa libanese. Purtroppo alcuni libri sono in francese.
Il più bel romanzo sulla guerra civile secondo me è “Facce bianche” di Elias Khuri (Einaudi). Un autore severo nell’orientamento anti-israeliano, molto stimato però anche da David Grossmann. Divertentissimo, anche se datato, “Il levantino” di Eric Ambler appena ripubblicato da Adelphi.
Il mosaico etnico libanese è ben rappresentato nel romanzo generazionale di Charif Majdalani, “Histoire de la Grande Maison”, edito da Seuil.
Buono il saggio di Gian Micalessin, inviato del “Giornale”, edito da Boroli: “Hezbollah. Il partito di Dio, del terrore e del welfare”. La migliore opera sistematica recente sull’insieme della regione è quella del grande Fred Halliday, “Il Medio Oriente. Potenza, politica e ideologia”, Vita & Pensiero editore. Il più rimpianto fra gli intellettuali libanesi resta Samir Kassir, di cui Einaudi ha pubblicato ahimè postumo, dopo l’attentato che l’ha ucciso, “L’infelicità araba”. Infine l’utile dialogo a tre fra Jean Lacouture, Gérard D. Khouri e Ghassan Tuéni che quest’ultimo ha pubblicato a Beirut nelle sue edizioni “An-Nahar”. Il titolo è sconsolato: “Un siècle pour rien. Le Moyen-Orient de l’Empire ottoman à l’Empire américain”. Credo siano tutti libri acquistabili online.