Per favore, non piangete sull’Europa

domenica, 15 giugno 2008

bandiera_europa_04.jpgDopo che l’avete definita noiosa, tecnocratica, nemica dei popoli, adesso per favore non piangete sull’Europa.
Il disegno tremontiano di farne una fortezza, in grado di ridisegnare le regole del commercio mondiale e fronteggiare il dumping sociale della concorrenza asiatica, si infrange nel brindisi con birra irlandese del suo stesso mondo leghista.
Chi di antieuropeismo ferisce prima o poi di antieuropeismo perisce. Del resto, non siamo qui ancora infastiditi perchè Bruxelles si è permessa di aprire una procedura d’infrazione contro il finanziamento pubblico di 300 milioni all’Altalia? Diteglielo, a quegli euroburocrati: noi italiani siamo patrioti, felici di pagare 1,5 milioni di euro al giorno pur di avere la nostra compagnia di bandiera. E se ciò alimenta il deficit di bilancio? Alto risuoni al vostro indirizzo l’autarchico grido novecentesco: chissenefrega!
Più maliziosa l’Iranda ha optato per un “marameo” all’Europa che negli anni l’aveva gratificata di miliardi di euro come sostegno al rilancio (riuscito) della sua economia. Prima la Francia e l’Olanda. La prossima sarà la Gran Bretagna.
Prodi,Ciampi, Padoa-Schioppa, Emma Bonino, Amato; ma anche gente come Kohl e Delors sono solo dei ferrivecchi. Il politico ha da essere un furbacchione che prima di tutto bada a farsi rieleggere, e i voti si prendono nel Parlamento nazionale.
Ieri sono andato fra le risaie a discutere di zanzare con Sebastiano Vassalli (lui predica la rassegnazione, bisogna abituarsi a conciverci secondo l’antica indole contadina; ma questo è un altro discorso). A Vercelli ho visto appiccicato un manifesto elettorale di un consigliere Pdl. C’era scritto: “Teniamoci il 70% delle tasse”. Sarebbe la sua traduzione del federalismo fiscale prossimo venturo. Massì, teniamocelo! Si beccano un sacco di voti con proclami del genere! Anzi, peccato che abbiamo fatto l’euro, e prima ancora l’unità d’Italia. Chissà come sarebbe florida l’economia vercellese senza i contributi dell’Unione europea e il mercato comune. A chi li facciamo pagare? Ma è semplice, agli irlandesi!

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