In lode di Alfonso Signorini

mercoledì, 2 luglio 2008

signorini.jpgQuesto articolo è uscito su “Vanity fair”.
L’Italia è un paese in cui televisione e politica tendono a coincidere. Non fingiamo stupore, quindi, se un anziano capo del governo si rivela ottimo conoscitore di attrici e soubrettes esordienti. L’avversario che gli dà del magnaccia non si è forse esibito a torte in faccia con le medesime signorine sul palco del Bagaglino, facendosi volentieri beccare dai settimanali del gossip a spasso per Roma con una di loro?
Diverso è lo schieramento, ma i due galli spelacchiati che insistono nel presentarsi come seduttori hanno in comune qualcosa di più importante: l’idea che quelle donne lì, col mestiere cui aspirano, volete forse che non la diano agli uomini di potere? Non a caso deteniamo il doppio record della politica più maschile del mondo occidentale, e della televisione più scollacciata in cui la donna viene esibita senza dignità come mero oggetto del desiderio.
L’intreccio tra spettacolo e politica ha raggiunto il suo culmine nell’Italia berlusconiana, necessitando ormai di appositi specialisti in grado di gestirne le capricciose evoluzioni. E’ per questo che seguo con speciale ammirazione la carriera di un giornalista, Alfonso Signorini, divenuto in pochi anni figura cruciale al vertice del caravanserraglio. Così potente da permettersi di esibire ormai la confidenza tributatagli dal capo, che lui ricambia decantandone il fulgore con la perizia di un cortigiano rinascimentale.
Esagero? Non credo. Sono mosso da simpatia per quel furetto che sprizza intelligenza e anche se ferisce lo fa con garbo: l’allievo Signorini sta rivelandosi più coraggioso del suo peraltro ottimo maestro Carlo Rossella. Di recente la casa editrice Mondatori lo ha insignito di un doppio incarico senza precedenti, vista l’importanza strategica dei settimanali che viene chiamato a dirigere contemporaneamente: la rivista popolare del gossip, “Chi”; e adesso in più la rivista che divulga le idee e le produzioni del piccolo schermo, “Sorrisi e canzoni tv”.
Dal mio punto di vista ciò ne fa poco meno che un ideologo dell’odierno marchettificio italiano. Una posizione meritatamente conquistata rendendosi col tempo indispensabile al proprietario, tramite ideale fra lui e quanto ha di più caro: l’esteriorità invidiabile del benessere.
I futuri studiosi di questo nostro periodo storico non potranno prescindere dalle raccolte di “Chi” diretto da Alfonso Signorini. Per il dosaggio perfetto, tra foto ufficiali e (apparentemente) rubate dei vari rami della famiglia Berlusconi, celebrata come prima cerchia dell’Italia che conta. Quando Tremonti teorizza la necessità di una rilegittimazione spirituale del potere politico, non sa che già da tempo il monarchico Signorini ha provveduto con ritratti in posa della sacrada famiglia curati meticolosamente nella loro regalità. Ma “Chi” va ben oltre. E’ un termometro sensibilissimo del chi sale e chi scende, soprattutto del chi verrà favorito e chi cancellato nel rilievo mediatico. Imprescindibile per chi voglia decifrare il vigente regime italiano così come lo fu per i cremlinologi –negli anni del comunismo sovietico- riclassificare ogni anno la posizione dei burocrati sugli spalti della piazza Rossa durante la sfilata del 7 novembre.
Venire epurato da “Chi” naturalmente anticipa ben altre disgrazie. Ma può capitare pure che Signorini si limiti a lanciare un monito a persona congiunta del capo, rievocandone antiche intemperanze, tanto per ricordarle che l’appartenenza a quel mondo dorato implica un minimo di cura delle apparenze. La galleria dei nuovi favoriti e dei precipitati nel cono d’ombra è sempre aggiornatissima, ma soprattutto ufficiale. Valorizzata da un’estetica dell’apparire impeccabili come piace a lui e quindi per forza anche a noi. Naturalmente quando arriva la politica, sulle pagine di “Chi”, ci arriva secondo i gusti identici di Berlusconi e Di Pietro. Il questionario per le donne candidate alle ultime elezioni indagava soprattutto le loro preferenze in materia di calze e biancheria intima: e le sciagurate risposero.
Spero che Alfonso Signorini accetti i miei migliori auguri, sebbene inviati da un giornale concorrente, perchè da un simile esegeta della contemporaneità –non a caso un gay dichiarato che però si oppone ai Dico, cioè un teorico del “si fa ma non si dice”- ho ancora molto da imparare

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