Pd, partito o astenuto?

lunedì, 4 agosto 2008

eluana-englaro.gifMi e’ gia’ capitato di lamentare, lo scorso giovedi’ 19 giugno, come di fronte a una direttiva del Parlamento europeo di grande rilievo strategico -quella sulle modalita’ di rimpatrio degli immigrati irregolari- il Pd italiano si fosse rifugiato nell’astensione. So bene che si trattava di un voto difficile che ha spaccato il Partito sociialista europeo e il Gruppo liberaldemocratico: ma gli altri per lo meno hanno avuto il coraggio di votare a favore o contro.
L’astensione come forma di non scelta, e dunque di vilta’ intellettuale, si e’ ora ripetuta al Parlamento italiano sulla vicenda di Eluana Englaro. Come dire che di fronte a una scelta effettivamente drammatica, come l’acconsentire quell’interruzione di accanimento terapeutico peraltro responsabilmente praticata tutti i giorni nell’ombra da medici e paramedici, il partito ammutolisce, dismette la sua responsabilita’ politica.
Anche il centrodestra, sia chiaro, maschera dietro la polemica con la magistratura la volonta’ di ossequiare il vertice della Chiesa cattolica. E per questo impedira’ l’approvazione del testamento biologico. Ma il Pd?
Veltroni ci ricorda spesso di essere stato eletto con voto massiccio e legittimante tramite votazioni dirette, le primarie. Perche’ mortifica tale leadership negandoci una posizione chiara su temi cruciali? Considero le astensioni a Strasburgo e Roma il segno piu’ inquietante della nostra crisi, perche’ annebbia l’orizzonte culturale democratico. Temo invece che il gruppo dirigente del Pd sia piu’ interessato a faccenduole come il sistema elettorale.

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