Se la Russia va alla guerra

lunedì, 11 agosto 2008

georgia.jpgCome promesso, dico la mia sull’impari guerra fra Russia e Georgia che sarà pure scoppiata per un errore di calcolo del presidente Saakashvili -illuso di trascinarsi dietro gli Usa e la Nato- ma viene dispiegata da Mosca come un’esibizione di potenza distruttiva barbara e inquietante.
E’ proprio l’aggressività, energetica prima, militare poi, della Russia che dovrebbe farci riflettere.
Non è forse l’esito di un decennio nel corso del quale gli Usa si sono illusi di annichilire politicamente quella grande nazione, cingendola con uno schieramento ostile? Ciò ha reso popolare fra i russi l’autoritarismo di Vladimir Putin, consentendogli di vincere il braccio di ferro con gli oligarchi e di esibire in Cecenia una condotta imperiale. Quando poi il prezzo di petrolio e gas gli hanno dato una mano, Putin ha ricominciato a comportarsi come lo zar di una potenza imperiale. Sgangherata, refrattaria al dissenso, percorsa da trame e complotti, ma di nuovo convinta di poter fronteggiare da pari a pari l’occidente.
Vivendo un rapido declino dell’egemonia americana, e della persistente debolezza politica europea, perchè stupirsi se il nuovo zar pretende di calpestare gli ex sudditi, dall’Ucraina al Caucaso e domani, chissà, pure sul Baltico? Lui se la ride delle telefonate di Berlusconi, capace al massimo di organizzargli un altro rendez vous sardo con Valeria Marini e il Bagaglino. Tarda pure la necessaria compenetrazione della nostra economia con quella russa, così come la capacità di trattare tutti insieme, gli europei, in materia di politica energetica. Così, mentre la Cina vince la sfida dei mercati, la Russia si ritaglia il ruolo di gendarme furioso. Tanto gli Usa sono impantanati tra Iraq e Iran, cosa volete che facciano? Nessuno è disposto a morire in difesa di un piccolo popolo del Caucaso. E magari di un piccolo presidente avventuriero che ha creduto alle false promesse della Nato.

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