Top ten estiva: vince “L’idiota”

mercoledì, 27 agosto 2008

dostoewskij.jpgRiaperta lunedì la redazione dell’Infedele, girato il promo della nuova serie che parte lunedì 15 settembre, ora bisogna riporre i libri dell’estate tutti pieni d’orecchiette e appunti preziosi.
Provo a mettere in fila le letture che mi sono rimaste più impresse. Rivelando innanzitutto le carenze di un autodidatta che non ha mai frequentato gli studi universitari.
1) Trionfa dunque, senza paragoni possibili, “L’idiota” di Dostoevskij. Ebbene sì, non l’avevo mai letto, ma che goduria colmare la lacuna! E quanti preziosi insegnamenti sul candore e l’ingenuità come veicoli di ricerca della verità… La sorte ha voluto che me lo consigliasse a Beirut, in quanto “il libro della sua vita”, il miglior romanziere libanese: Elias Khuri. Lo ringrazio di avermi messo l’acquolina in bocca.
2) Consiglio a tutti per l’estrema attualità e la densità del racconto “La pietà e la forca. Storia della miseria e della carità in Europa”, di Bronislaw Geremek (Laterza). Ne farò buon uso, a man bassa, nelle puntate dell’Infedele. Macabra curiosità: la quarta di copertina lo dà per morto nel 2000, lui invece si è schiantato in macchina otto anni dopo, nel luglio di quest’anno.
3) Piaciuto, senza svenire, “Ogni cosa è illuminata” di Jonathan Safran Foer che avevo spiluccato a suo tempo ma andava riletto con attenzione viaggiando nella Galizia ebraica. Tanto più che il 6 settembre incontrerò l’autore al festival di Mantova. Resta a me più caro “Gli scomparsi” di David Mendelsohn, in materia di scavo nella memoria familiare.
4) Letto finalmente con la dovuta attenzione il fondamentale saggio di GIovanni Arrighi sulla Cina: “Adam Smith a Pechino. Genealogie del ventunesimo secolo”.
5) Comprati in Libano, e assai utili: “Histoire de Beyrouth” del compianto Samir Kassir, che verrà presto tradotto in italiano dall’Einaudi. E poi “Le Hezbollah, état des lieux” a cura di Sabrina Mervin.
6) Utile la riflessione critica di Piero Bevilacqua in “Miseria dello sviluppo” (Laterza). Mi piacerebbe invitarlo in trasmissione.
7) Terribile ma bello, scrittura incalzante che va nel profondo il romanzo israeliano “Tredici soldati” di Ron Leshem (Rizzoli), da cuiè tratto il film “Beaufort”.
8) Infine, ma non ultimi, due libri ebraici che mi hanno allargato il cuore. “Lettere dall’esilio”, carteggio tra due grandi intellettuali come Gershom Scholem e Leo Strauss, distanti culturalmente ma così rispettosi l’uno con l’altro (editore Giuntina). E “Kaddish”, un saggio sulla preghiera dedicata ai morti di Leon Wieseltier (Mondadori): un neocon statunitense con cui probabilmente litigherei su tutto, ma godendomi il suo sapere.

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