Botta e risposta con un pilota Alitalia

mercoledì, 24 settembre 2008

Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.

Egregio Signor Lerner,
la considero uno dei rari giornalisti degni di stima. Per questo mi dispiaccio che proprio lei incappi nel luogo comune che “saranno di nuovo i contribuenti a pagare lo sfascio di Alitalia” (Vanity Fair n. 38). Vero, saranno gli italiani ad accollarsi le malefatte di anni di sperperi e di scelte scellerate, ma è giusto che sia così. Perché la mobilità dei cittadini è un bene sociale prezioso per il Paese al pari dell’Istruzione e della Sanità. Non mi sono mai lamentato di pagare le tasse per la Scuola (allo sfascio!) pur non avendo figli da istruire, né mi sono mai lamentato di sborsare quattrini per la Sanità, non immune da scandali e truffe, pur non avendo (buona sorte!) fatto nemmeno un giorno di ospedale. E sono trent’anni che compro solo automobili Fiat per contribuire a non mandare in cassa integrazione operai italiani, nella convinzione che, se stanno tutti bene, sto meglio anch’io. Anche ora che sono (ancora per poco) un professionista affermato nel mio campo, non mi sono certo scordato i valori di solidarietà in nome dei quali ho consumato le scarpe nelle piazze. Stasera salirò su un tubo di ferro di 296 tonnellate, riempito con 120 tonnellate di kerosene e 290 anime, e io, con le mie mani e il cuore in frantumi, depositerò tutto questo (dolcemente ed in estrema sicurezza) domani mattina a San Paolo del Brasile, per fare dopodomani il percorso di ritorno verso Roma. Ne sono felice e fiero. Poi andrò in cassa integrazione anch’io: continuerò a pagare le tasse per questo Paese e continuerò a comprare macchine Fiat. Chissà se leggendo queste righe lei capirà che non paga i miei privilegi, ma un bene comune della sua Nazione.

Alfredo Canuti
(pilota B777 Alitalia)

Anch’io sono di quelli che comprano solo automobili italiane, non riuscirei a fare diversamente dopo gli anni belli che ho trascorso a Torino. Ma non per questo giudico traditori della patria la maggioranza dei miei connazionali che per motivi di risparmio, gusto, qualità optano per auto straniere. A cominciare dal mio presidente del Consiglio che gira in Audi e non mette piede su un volo di linea Alitalia da anni, ma in contraddizione con se stesso ha voluto difendere cocciutamente fino al baratro l’italianità della compagnia di bandiera.
Vede, gentile pilota Alfredo Canuti, i comportamenti economici dettati dai sentimenti sono pericolosi come quelli dettati dall’ideologia. E ce ne stiamo accorgendo in questi giorni. Non mi riferisco al presidente Berlusconi che con lo slogan “l’Alitalia agli italiani” ha fatto del buon marketing elettorale e comunque sopravviverà a questo insuccesso. Mi riferisco a chi ragiona come lei. Davvero pensa che tocchi agli italiani accollarsi le malefatte di anni di sperperi e di scelte scellerate? Davvero trova che sia giusto così perché la mobilità dei cittadini è un bene sociale prezioso al pari dell’Istruzione e della Sanità?
Non la seguo. Per me uno Stato democratico deve garantire una scuola e degli ospedali gratuiti a tutti i suoi cittadini che vi contribuiscono pagando le tasse in proporzione a quanto guadagnano o possiedono. Avrei dirottato volentieri nella pubblica istruzione i quattrini pubblici che sperperiamo da anni per tenere artificialmente in vita Alitalia, così da evitare magari il ritorno al maestro unico (dettato da necessità economiche, non pedagogiche). Per il trasporto aereo, invece, desidero scegliere in base alla comodità del collegamento e alla tariffa più conveniente. A parità d’offerta posso anche preferire chi esibisce il tricolore sulla coda, ma se mi chiedete di pagare caro e volare peggio per nazionalismo economico, non ci sto. Per questo ho considerato una forzatura la cordata degli imprenditori italiani voluta da Berlusconi e assemblata da Corrado Passera, in deroga alle leggi del libero mercato.
La sua lettera mi conferma che tra i lavoratori l’invenzione governativa della Cai ha rinnovato l’aspettativa di un trattamento speciale, privilegiato. Magari nel sacro nome della mobilità dei cittadini. L’applauso con cui il personale di Fiumicino ha salutato il ritiro dell’offerta Cai –enfatizzato dai mass media sempre in cerca di un colpevole da additare- più che una manifestazione di sfrontatezza per me va considerato una forma di cupio dissolvi: se crolla il mondo in cui eravamo abituati a vivere, almeno che vengano giù pure i quartieri alti.
Mi infastidiscono il conformismo e la pigrizia mentale con cui ora si criminalizzano i piloti e la Cgil. Se avessero firmato l’accordo si sarebbe gridato alla vittoria, ma intanto noi cittadini avremmo pagato un’altra ingiusta tassa Alitalia. Io a questo punto considero preferibile l’avvio della procedura fallimentare. Nella certezza, caro Alfredo Canuti, che un bravo pilota come lei troverà senz’altro un’alternativa. Non me ne voglia.

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