Crisi vera e fantapolitica

venerdì, 10 ottobre 2008

Il presidente del Consiglio che fa appello ai risparmiatori perché non vendano i loro titoli nei prossimi due anni, è destinato a ottenere l’effetto contrario: fuga dalla Borsa. E’ in arrivo la Grande Depressione e le chiacchiere sull’Italia messa meglio degli altri paesi perché ha un’economia più industriale e meno finanziaria, rischiano di venir ricordate come le ultime parole famose. Perché è vero che le nostre famiglie sono meno indebitate rispetto a quelle americane. Ma in compenso abbiamo un debito pubblico tale da rendere impensabile un piano di salvataggio pubblico delle nostre imprese, quando entreranno in crisi.
Questa, temo, è la dura realtà. Non mi stupisce che tra le macerie tornino a ballare i topi, cioè i banchieri e gli imprenditori penalizzati dalla competizione globale, reduci da clamorosi insuccessi e manovre spregiudicate, ma bene insediati nelle consorterie protette nostrane. Nei tempi difficili, esibiamo le nostre toppe al culo. Ma sul medio periodo azzardo un’altra previsione: non reggerà il capo assoluto dell’Italia che vuole trasmetterci ottimismo girovagando di notte fra discoteche e Bagaglino. Diventerà necessaria una relazione stretta con i sindacati, Cgil compresa, per gestire una emergenziale distribuzione di ammortizzatori sociali.
In politica questo progetto ha una sola traduzione prevedibile: grosse koalition, o se preferite governo di unità nazionale. Ci stanno già pensando due personaggi correlati da più di una analogia: Giulio Tremonti e Massimo D’Alema. Le strizzatine d’occhio tremontiane alla sinistra, non sono dispensate invano.

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