“Radio Padania” e il razzismo: a giudizio

sabato, 18 ottobre 2008

Dal “Corriere della Sera” di oggi vi propongo questo articolo di Luigi Ferrarella. Seguirà la trascrizione integrale della trasmissione condotta da Leo Siegel (a destra nella foto). Un documento che vale la pena leggere.

MILANO — La solita diffamazione, solo una bega tra giornalisti? No, quella commessa il 27 settembre 2007 dai microfoni di Radio Padania Libera ai danni del «Nasone ciarlatano e compagnia ragliante» Gad Lerner (da andare «a prendere in sinagoga per il collo», nonché «cadavere ambulante» o nazistello » e «gerarchetto rosso» che «non ha solo il cervello marcio » ma «c’ha proprio anche l’anima putrefatta»), nella prospettazione della Procura di Milano è stata una diffamazione determinata da finalità di discriminazione/ odio etnico. Contro chi? Contro «la comunità rom» al centro, la sera prima, della trasmissione tv «l’Infedele», in cui Lerner aveva notato che «alcuni degli stereotipi, con cui viene oggi additato come colpevole nel suo insieme il popolo rom, presentano una impressionante analogia con la propaganda che anticipò e giustificò la persecuzione contro gli ebrei 70 anni fa». In reazione a questo argomento, la mattina dopo nel corso del «Filo Diretto», il conduttore Leo Seigel (noto anche come allenatore della squadra di calcio «padana»), dopo aver riferito ai rom termini quali «ladri mascalzoni farabutti delinquenti che ci intossicano dalla mattina alla sera», aveva soppesato a modo suo l’analogia tra ebrei e rom nella frase: «Ma tu puoi mettere sullo stesso piano l’Olocausto con questa banda di gente che va a rubare…».
La richiesta di rinvio a giudizio per diffamazione formulata dal pm Maurizio Romanelli, che il giudice Cesare Tacconi accoglierà o boccerà a novembre, ha una seconda particolarità. Non c’è solo l’aggravante (che il legale di Lerner, Daniela Dawan, aveva ipotizzato in denuncia), di contenuto non sociologico/ generico ma specifico/ tecnico, e perciò ad esempio non contestata agli assassini dell’italiano di colore bastonato a morte. C’è anche il fatto che il pm imputa al giornalista di Radio Padania d’avere, con le sue frasi, «determinato (nella sua responsabilità di conduttore) interventi d’analogo contenuto connotati da odio etnico/razzista »: tipo l’ascoltatore che preferiva gli «usurai» (sottinteso: gli ebrei) agli «schiavisti» (sottinteso: i rom) «da sterminare», e per i quali «ci vorrebbe un uomo come quello con i baffetti». Siegel, difeso da Matteo Brigandì, sostiene invece «l’assenza di finalità di odio razziale» nelle sue frasi che riconduce «a una legittima “critica politica” a quanto sostenuto da Lerner»; e valorizza altri passaggi radiofonici da cui «si evince che il conduttore non ha condiviso gli interventi dei radioascoltatori».
Luigi Ferrarella

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