La Marcegaglia e l’etica del capitalismo

martedì, 11 novembre 2008

Ieri sera il Tg1 celebrava l’inserimento di Emma Marcegaglia fra le “50 donne da tenere d’occhio” secondo il Wall Street Journal, raggiungendola in collegamento a casa sua. Forse la presidente di Confindustria non s’aspettava che stamane Walter Galbiati e Emilio Randacio raccontassero su “Repubblica” di 17 conti svizzeri utilizzati dalla sua azienda per creare la liquidità necessaria ai fuori busta, ai pagamenti in nero, e forse per qualche spesa personale (si parla di un’auto e di un casale in Toscana). E’ seguita una precisazione del PM milanese Francesco Greco: nessun procedimento è aperto nei confronti della famiglia Marcegaglia, dopo che il fratello di Emma ha patteggiato 11 mesi di reclusione e 6 milioni di euro di multa per corruzione nella vicenda Enipower. La notizia potrebbe dunque essere trapelata dall’Agenzia delle Entrate di Mantova che indaga sull’ipotesi di frode fiscale.
Mi è già capitato di criticare la Marcegaglia per la sua partecipazione alla cordata Alitalia che appare motivata da ragioni politiche piuttosto che imprenditoriali, in una logica di “economia di relazione”. Si sa che le acciaierie del gruppo mantovano sono tra le aziende più interessate al contenzioso aperto dal governo italiano con l’Unione Europea sul rispetto dei parametri antinquinamento. E mettiamo pure che si tratti di una coincidenza. Ma devo rilevare che se l’industria italiana non trova motivi d’imbarazzo nell’essere rappresentata al vertice da un’imprenditrice che fa abitualmente ricorso a conti esteri per realizzare liquidità poco ortodosse, ciò si spiega solo per il fatto che -più o meno- così fan tutti. Altrove il tema finirebbe in prima pagina e aprirebbe una controversia sull’opportunità di una tale rappresentanza. Scommetto che da noi non succederà, perchè siamo abituati a essere molto, molto elastici in fatto di reputazione.
La faccenda stride particolarmente oggi che gli industriali fanno un gran parlare di etica del capitalismo e lanciano strali contro l’avidità di chi opera sulle leve finanziarie. Non solo: chiedono ulteriori sacrifici ai lavoratori che rischiano il posto di lavoro (i Marcegaglia sono azionisti della Gabetti che sta licenziando circa cinquecento agenti diretti) e rivendicano finanziamenti di sostegno pubblico alle imprese. Mi chiedo se abbiano la credibilità per farlo.

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