Offese razziali via radio, la parola alla giustizia

mercoledì, 19 novembre 2008

Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
Per la prima volta in vita mia ho deciso di rivolgermi al Tribunale con una denuncia e, giovedì 20 novembre, a meno di rinvii dell’ultima ora, sarò al Palazzo di Giustizia di Milano insieme al mio avvocato Daniela Dawan per l’Udienza Preliminare davanti al giudice Cesare Sacconi.
Perché vi metto a parte di una questione all’apparenza così personale? Perché vorrei che in molti leggeste la trascrizione –effettuata dalla Polizia su richiesta del Pm Maurizio Romanelli- del “Filo diretto” condotto da Leo Siegel il 27 settembre 2007 su “Radio Padania Libera”. (La trovate integralmente nel blog www.gadlerner.it)
E’ un documento dei nostri tempi, questa invettiva che la difesa di Siegel definisce “legittima critica politica”, ma che gli è costata il rinvio a giudizio per diffamazione a mezzo stampa aggravata da finalità di odio razziale nei confronti della comunità rom.
Mi spiace aver dovuto coinvolgere la radio leghista nella querela, né vorrei mai limitare la loro libertà d’espressione quand’anche polemica e a me ostile. Ho la pelle spessa, sono avvezzo a ricevere critiche e a ricambiarle. Ma la trasmissione di cui ora vi racconterò è un’altra cosa e io voglio fare il possibile per non doverci abituare a considerarla una presenza normale nel nostro panorama.
Questo signor Leo Siegel, che poi ho scoperto essere anche l’allenatore della “nazionale” di calcio “padana”, non aveva gradito L’Infedele della sera prima dedicato agli zingari. In particolare trovava indegno il paragone da me proposto fra i pregiudizi antiebraici su cui si fondarono le persecuzioni di 70 anni fa e i pregiudizi di cui sono oggetto gli zingari (per esempio l’accusa di essere “ladri di bambini”). Così Siegel ha cominciato a definirmi “nasone ciarlatano”, un tipo da “andare a prenderlo in sinagoga per il collo, e non in senso figurato”. Ma questo è il meno o, meglio, riguarderebbe solo me se a seguire non giungesse l’atto di accusa rivolto all’ebreo infedele e indegno della sua stirpe: sarei colpevole della “beatificazione di una banda di ladri cioè i nomadi o i rom, chiamateli come volete chiamarli” (lui in seguito li chiama ancora “mascalzoni, farabutti, delinquenti, criminali che ci intossicano dalla mattina alla sera”), che poi sarebbero “150 mila o giù di lì che vivono con la sussistenza dei vari don Colmegna”, un sacerdote che “cucca i soldi delle istituzioni e dei benefattori”. Ce n’è per tutti. L’intero popolo rom e sinti demonizzato a prescindere dalle responsabilità dei singoli di fronte alla legge; gli operatori sociali che cercano di favorirne la difficile integrazione; il giornalista che difenderebbe i ladri, per giunta nasone ebreo che osa paragonarli alle vittime dell’Olocausto (come se non fosse noto che centinaia di migliaia di zingari condivisero il tragico destino della deportazione e delle camere a gas con il popolo ebraico).
Io non mi illudo di far cambiare idea a Leo Siegel, né ho particolari pretese con cui rivalermi. Ma vorrei accompagnarlo in visita alla Casa della Carità di Milano affinché lui faccia conoscenza con le persone che ha offeso: rom, sinti e volontari di don Colmegna. A tal punto Siegel aveva surriscaldato il suo “Filo diretto” –leggere per credere- da propiziare telefonate di ascoltatori scatenati negli insulti e nelle minacce, fino a sentirsi autorizzati a invocare lo sterminio degli zingari.
La storia ci insegna che di solito dalle parole si passa ai fatti. Mi piacerebbe dunque che un tale linguaggio rientrasse nella sfera del proibito senza bisogno di azioni legali. Ma siccome in Italia sta purtroppo succedendo il contrario, cominciamo a verificare se è o non è reato propagandare via radio l’odio razziale.

P.S. A proposito dei “150 mila zingari o giù di lì”, il censimento disposto dal Viminale ne ha contati in tutto 12 mila fra Roma, Milano e Napoli.

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.