La guerra e l’islam di casa nostra

sabato, 3 gennaio 2009

Nel mentre attendo con tremore gli esiti dell’offensiva israeliana di terra nella striscia di Gaza (da cui non mi attendo niente di buono, anche se spero di sbagliarmi), credo di avere qualche titolo per protestare contro le manifestazioni islamiche che si sono svolte oggi in molte città italiane.
Lo so bene che della mia protesta se ne aranno un baffo, gli imam e gli altri leader religiosi che le hanno promosse su base confessionale, organizzando gli immigrati arabi su base confessionale e portandoli a pregare Allah di fronte alle cattedrali cattoliche italiane. Una contrapposizione da leccarsi i baffi per leghisti e affini, con i quali i sobillatori islamici vanno d’accordissimo perchè i divieti di moschea e le limitazioni di libertà religiosa comprovano nella loro mentalità il precetto della contrapposizione all’Italia “terra nemica”.
Fatto sta che chi volesse oggi esprimere una critica alle scelte guerrafondaie di Hamas e del governo israeliano, si trova paralizzato tra due fuochi. Perchè la critica a Israele è stata monopolizzata da chi non solo brucia le bandiere con la stella di Davide (un modo di negare il diritto all’esistenza dello Stato ebraico) ma, peggio ancora, inneggia alla guerra di religione. Facevano pena i comunisti italiani, quattro gatti, retrocessi nelle ultime file di quei cortei guidati dagli imam promotori di una cultura reazionaria che strumentalizza e bestemmia il nome del Signore.
Chi si batte per l’integrazione degli immigrati e per i loro diritti, compreso il diritto di culto in luoghi degni e adeguati, oggi deve levare la sua voce contro l’imbarbarimento cui li trascinano questi sedicenti portavoce comunitari, parassiti dell’esasperazione e incendiari propalatori di odio etnico e fondamentalista.

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