Censura? Macchè, solo un po’ di prosopopea

venerdì, 23 gennaio 2009

Leggo tardivamente questa segnalazione sul blog di Alessandro Gilioli, giornalista de L’Espresso (http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/01/22/le-piccole-purghe-di-beppe-grillo/)
“Matan Rochlitz è un giovane documentarista italoisraeliano cresciuto a Roma, che lavora a Londra per diversi canali tivù in lingua inglese. Ha sempre seguito le vicende italiane e negli ultimi anni si è anche appassionato a molte delle battaglie condotte in Rete e altrove da Beppe Grillo.
Così l’anno scorso decide di proporre ad Al Jazeera – quello in inglese – un documentario su questo personaggio emergente in Italia.
Il documentario va regolarmente in onda lo scorso giugno.
Immaginate lo sconcerto e la delusione di Matan quando scopre che Grillo ha ripreso il suo documentario e l’ha ripubblicato on line, togliendone però le parti critiche, compresa la breve intervista a Gad Lerner in cui diceva che «Grillo è anche lui un populista, assomiglia a Berlusconi più di quanto non vorrebbe ammettere, anche lui preferisce la predica di piazza».
Ora nella blogosfera circola la voce che Beppe Grillo mi abbia censurato. A me pare un’esagerazione. Figuriamoci se il grande comico genovese, nonchè leader degli italiani onesti, nonchè reuccio della blogosfera, ha tempo e voglia di occuparsi di un pivello come il sottoscritto. E’ più verosimile che i tagli siano opera di qualche zelante addetto al prestigio di Grillo, gli stessi che epurano quel visitatissimo sito internet dalle voci dissenzienti, trasformandolo in un coro di osanna al principale (tranne poche momentanee eccezioni). Insomma, i servitorelli sono stati più realisti di un re che tende a vedere in ogni libera critica la lunga mano di qualche potere a lui avverso. Dunque piuttosto che di censura io parlerei di eccesso di vanità, o prosopopea.
Del resto si tratta degli stessi funzionari che l’anno scorso mi annunciarono a poche ore dall’inizio dell’Infedele che non vi avrebbero più partecipato, in barba agli accordi stipulati e verificati. Pensavano di realizzare così un coraggioso boicottaggio del giornalismo asservito al potere, rivelandosi solo dei maleducati che sputano sulla buona fede e sul lavoro altrui. Glielo fecero notare anche molti grillini ma, che ci volete fare, il successo dà alla testa.
A parte gli scherzi, credo che www.beppegrillo.it e anche il grillopensiero avrebbero solo da guadagnare aprendosi a un vero dibattito pubblico. Come quello che, nel nostro piccolo, pratichiamo qui nel blog del bastardo.

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