C’è la crisi? Dagli al rumeno

domenica, 1 febbraio 2009

Dopo essersi distratto con le panzane su Materazzi e la falsa inchiesta giudiziaria sull’Inter, quest’oggi “Il Giornale” di proprietà berlusconiana torna alla sua vocazione più stomachevole: propagare il pregiudizio e legittimare l’odio xenofobo. Fra trent’anni, quando verrà pubblicata una collezione dei suoi titoli -e paragonata con gli analoghi novecenteschi de “La difesa della razza”- certamente proveranno vergogna i figli di chi li mette in pagina, magari pure spacciandosi per buon cattolico.
Il titolone principale di oggi sul “Giornale” recita: I romeni stuprano ancora ma noi li lasciamo liberi”.
L’editorialista s’indigna per il nuovo episodio di violenza di gruppo avvenuto in Calabria, concedendo, bontà sua, “poco importa che la vittima stavolta sia una madre romena e non una donna italiana”. Come dire, niente attenuanti anche se risparmiano le “nostre” donne. Invano, Anselma Dall’Olio, intervistata sul tema, raccomanda sobrietà, ricorda che il 90% degli stupri è commesso da mariti e fidanzati, aggiunge che “prendersela con i romeni vuol dire indicare solo una piccola parte del problema”. Perchè le sue parole di buon senso vengono nascoste dentro una confezione cinicamente programmata per aizzare l’ostilità del benpensante contro la minaccia straniera e contro la magistratura che li scarcera.
Per dire agli italiani che se oggi la vita è divenuta più faticosa, la crisi economica non è gestibile, il malessere serpeggia, possiamo sempre sfogarci dando la colpa a quelli che vengono da fuori. I rumeni? Sì, i rumeni, bestie selvagge, diversi da noi, barbari. Come ieri i rom, come l’altro ieri gli ebrei, come domattina gli arabi che pretendono una moschea.
Gli autori dei titoli razzisti de “Il Giornale” pensano di essere più vicini al popolo, usando così le parole dell’odio. Meriterebbero di vivere, per una giornata soltanto, le umiliazioni di cui si fanno vigliacchi promotori.

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