Dimissioni tardive, il PD riunisca l’assemblea

martedì, 17 febbraio 2009

Con tutto il rispetto che merita chi compie una scelta dolorosa e coerente, le dimissioni di Walter Veltroni giungono tardive nel riconoscere il fallimento del suo progetto politico, caratterizzato dalla rottura dell’esperienza dell’Ulivo. Ma l’equivoco più grave cui Veltroni si è sottomesso, riguarda la natura democratica del partito, negata in partenza da un accordo oligarchico e quindi da elezioni primarie snaturate in quel punto essenziale che è la contendibilità reale della leadership. La crisi era aperta da tempo, troppo a lungo Veltroni ha fatto finta di non vederla o ha accusato il partito di “troppo” dibattito interno quando invece il difetto era che la nomenclatura impediva di decidere su scelte essenziali, dalla bioetica al sistema elettorale.

L’unico organismo democraticamente eletto, e dunque legittimo, è oggi l’assemblea costituente del Pd. Lo si convochi al più presto. Ci attende un lungo periodo di difficoltà. Grandi questioni politiche e culturali attendono soluzione prima che il centro sinistra possa riproporsi come alternativa credibile all’egemonia della destra. Ma non riusciremo ad affrontare questa prova senza un ricorso coraggioso alla partecipazione dei cittadini elettori. Lo dimostra anche la vicenda di Firenze. Il problema non è chi guiderà il Pd nei prossimi mesi, ma se saremo capaci di favorire un ricambio profondo della sua classe dirigente.

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.