I messaggi d’avvertimento giungono puntuali, e non tutti siamo “imbecilli” come indica la prima pagina di “Libero”: se vieni attaccato lì a freddo una mattina -in alto a destra, col titolo: “L’ex leninista Gad ora fa il garante del padrone (il suo)”- un motivo ci sarà. Forse la promessa scherzosa fatta da Mentana all’Infedele di rivederci in trasmissione lunedì prossimo? Intanto stasera il giornalista licenziato da Mediaset sarà ospite anche di Santoro. Suppongo sia in corso una controversia legale intorno a quella burrascosa cessazione di rapporto e, magari, chissà, anche un timido affacciarsi sul mercato da parte di un anchorman che pure negli anni qualche utile ha dimostrato di saperlo procurare ai suoi editori.
Zacchete, non ti impicciare! E’ il messaggio liberale che mi invia “Libero” per la firma di Davide Giacalone. Con quali argomenti? Sono sicuro che qualcuno di voi lettori più abile di me nel copia incolla saprà riportare qui sotto l’integrale dell’attacco (lo ringrazio in anticipo). Nel frattempo, riassumo: Gad Lerner è un ex di Lotta Continua. Vero, da fine 1973 al 1976, cioè dai 19 ai 21 anni. Poi, confesso, ho lavorato due anni all’omonimo quotidiano sopravvissutole. Il leninismo c’entrava poco con Lc ma pazienza, perdoniamo l’ignoranza, è passato tanto tempo.
L’atto d’accusa prosegue ricordando un mio volo in elicottero con Gianni Agnelli vent’anni dopo, nel 1996, quando lavoravo a “La Stampa”. Accidenti, chissà quali ulteriori addebiti se “Libero” avesse saputo degli altri incontri in ufficio o a casa e delle telefonate con l’Avvocato! Infine arriviamo all’insinuazione volgare. In quanto dipendente Telecom, io avrei collaborato con Tronchetti Provera a mantenere sotto silenzio lo scandalo Tavaroli. La prova? Quando nel pieno della guerra delle spie in Brasile mi arriva per mail, da una perfetta sconosciuta, la profferta di un cd dell’agenzia investigativa Kroll già in parte pubblicato da “il Giornale” e circolante fra varie redazioni, io segnalo il fatto all’azienda per cui lavoro. Lo rifarei oggi, tal quale. Non traffico, per principio, con polpette avvelenate o dossier confezionati da altri a mia insaputa e al di fuori del mio controllo. Per la stessa ragione nel 2000 rifiutai di trasmettere al Tg1 un’intervista al giudice Borsellino, già tagliata e montata da altri, prendere o lasciare. Nella mia biografia su Wikipedia ciò mi è valso l’accusa di asservimento a Berlusconi, figuriamoci.
Poco importa a Giacalone e a “Libero” che -ancora sotto la gestione Telecom di Tronchetti Provera- L’Infedele abbia dedicato più di una puntata allo scandalo Tavaroli, sempre con la collaborazione di una “vittima” come Massimo Mucchetti, di cui abbiamo lanciato in tv il libro-denuncia “Il baco del Corriere”. Sempre alla presenza di Mucchetti abbiamo portato in tv, nel 2008, lo stesso Tavaroli. Di nuovo un piano diabolico, come insinua “Libero”, al servizio non si sa più bene di chi?
La verità è che conosco da una vita Giorgio Boatti, il coautore del libro di Giuliano Tavaroli. Lui ha fatto da tramite e mi ha procurato tale opportunità. L’azienda ne avrebbe fatto volentieri a meno, i dietrologi si sono scatenati alla ricerca di chissà quale secondo fine, sono fioccate le telefonate “importanti” di protesta. Finita lì.
Ora tutto questo viene rispolverato in occasione del licenziamento di Mentana (sì, licenziamento, se non volete giocare con le parole: la scelta Mediaset è di sbarazzarsi del fondatore del suo telegiornale). Si scopre che Gad Lerner è un “garante dei padroni”. Urca, è vero! Ne ho avuti tanti… Rizzoli, Agnelli, Romiti, De Benedetti, Caracciolo, Colaninno, Tronchetti Provera, Bernabè, gli americani della Condé Nast… senza contare gli anni trascorsi in Rai. Giudicheranno i lettori e i telespettatori se ho trascorso la vita a smarchettare rendendo servizi all’azionista o se ho sfruttato decentemente gli spazi che esso di volta in volta mi offriva. La patente non me la darà certo “Libero”, il giornale della famiglia Angelucci con uno speciale occhio di riguardo al loro protettore Geronzi, un giornale che il mese scorso, quando gli hanno arrestato l’editore per fatture false e truffa ai danni delle Asl, s’è messo a urlare al complotto contro la libertà di stampa, senza senso del ridicolo.
Resta l’avvertimento. Finchè non è concluso l’affaire Mentana, dalle parti degli amici di “Libero” preferirebbero che non ce ne occupiamo.