Franceschini a favore dell'”election day”

domenica, 1 marzo 2009

La buona notizia è arrivata, a dispetto degli scettici. Come peraltro aveva avuto la gentilezza di preannunciarmi, Dario Franceschini ha schierato il Partito democratico in favore dell’accorpamento -il 6-7 giugno 2009- fra il voto europeo e amministrativo (già previsti) e il voto del referendum abrogativo della legge-porcata, promosso da Giovanni Guzzetta, Mario Segni e altri (fra cui il sottoscritto).
Risulterà più imbarazzante al governo disporre lo sperpero di 400 milioni di euro pur di tenere separato il referendum elettorale dalle altre consultazioni popolari, solo per timore che esso raggiunga il quorum. Lo stesso Umberto Bossi ha manifestato delle perplessità: l’uomo non è privo di antenne e sa captare gli umori della gente. Dunque è verosimile che il referendum torni a condizionare felicemente i giochi di una politica concepita tutta dall’alto in basso con la tecnica dei “nominati”. Ringrazio Dario Franceschini per la sua preziosa decisione e mi auguro prosegua una campagna di denuncia e vigilanza in favore dell'”election day”.
Di seguito riporto la dichiarazione del segretario Pd, la reazione di Arturo Parisi. Infine l’articolo che avevo pubblicato su “Repubblica” di ieri.

REFERENDUM:FRANCESCHINI, OK ELECTION DAY, NO SPRECHI CON CRISI
(ANSA) – BARI, 28 FEB – ‘Soprattutto in un momento di crisi non c’e’ alcuna buona ragione per spendere 400 milioni di euro per fare il 14 giugno il referendum e non invece abbinarlo alle europee e alle regionali il 7 giugno’. Lo ha detto il segretario del Pd, Dario Franceschini, che oggi a Bari ha partecipato ad una iniziativa regionale del partito.

REFERENDUM: PARISI (PD), BENE FRANCESCHINI SU ELECTION DAY
(AGI) – Roma, 28 feb. – “Il sostegno di Franceschini alla richiesta di svolgere il referendum nello stesso giorno delle altre elezioni e’ fatto importantissimo. Il si’ di Franceschini dimostra che la nuova segreteria del Pd non solo non ha paura della democrazia, ma ha scelto di investire sulla liberta’ e la maturita’ dei cittadini”. Lo dice Arturo Parisi (Pd), che aggiunge: “Dopo il riconoscimento di Bossi e le voci che si sono levate dalla stessa Udc, ancorche’ riferite alla necessita’ di non aggravare inutilmente i costi della democrazia, sento farsi piu vicino il giorno nel quale anche in Italia sara’ considerato normale e non eccezionale consentire ai cittadini di esercitare la loro scelta sulle piu’ importanti questioni della Repubblica”.

DA “REPUBBLICA” DI IERI

Sembra incredibile ma c’è il fondato sospetto che, pur di salvaguardare gli equilibri politici interni al centrodestra, il governo preferisca escludere dall’”election day” delle europee e delle amministrative previsto il 6-7 giugno 2009 il voto sul referendum abrogativo dell’impopolare “legge-porcata”. Rinviare il referendum in solitudine a una data successiva, significa naturalmente garantirsi il mancato raggiungimento del quorum (50% degli aventi diritto al voto). Ma significa anche sobbarcare all’erario pubblico una spesa aggiuntiva che il sito www.lavoce.info calcola, al ribasso, in 400 milioni di euro.
Il conto è presto fatto: pur di assecondare l’opposizione della Lega, che in caso di vittoria dei “Sì” dovrebbe scegliere se presentarsi nelle liste Pdl o vedere assottigliata la sua rappresentanza parlamentare, si preferisce dissipare una quantità di denaro equivalente allo stanziamento della “social card” per i cittadini più poveri.
Bella prova di democrazia e di sensibilità per le fasce deboli della popolazione, vero? Verrebbero letteralmente buttati via 400 milioni di costi strutturali, più le altre spese indirette collegate, all’unico scopo di impedire che un referendum già convocato grazie alle firme di 800 mila cittadini (di entrambi gli schieramenti politici) possa conseguire il quorum.
Lo spreco di risorse pubbliche farebbe così il paio con uno smaccato scippo di democrazia. Altro che le favole sui tagli dei costi della politica. La salvaguardia della casta nordista, senza alcuna giustificazione presentabile, si manifesterebbe come uno sberleffo mentre il governo è impegnato nel difficile reperimento di fondi da destinare al sostegno delle famiglie e delle imprese.
Nel Partito Democratico, come del resto nel Pdl, convivono opinioni diverse sui quesiti referendari miranti a consolidare un sistema maggioritario tendenzialmente bipartitico. Ma c’è da augurarsi che di fronte all’eventualità di un tale abuso ai danni della sovranità popolare e delle casse dello Stato si concordi nell’ovvia richiesta di accorpamento: votare per il referendum nell’”election day” del 6-7 giugno. Come avviene negli Usa e in tutti i paesi democratici.
Gad Lerner

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.