Israele senza pace col governo in sospeso

martedì, 17 marzo 2009

Gli israeliani hanno votato in maggioranza a destra nel febbraio scorso perchè non credono alla possibilità di realizzare in tempi brevi una pace vantaggiosa e tranquillizzante. In altri termini, hanno premiato il Likud (secondo partito, ma unico in grado di radunare intorno a sè le altre formazioni di destra) non perchè Netanyahu offrisse una soluzione convincente al conflitto mediorientale, ma solo perchè rappresenta un tirare a campare con la faccia feroce.
Ora vediamo il bel risultato nella formazione del governo. Cavalcando il pessimismo dell’elettorato Netanyahu finisce costretto a guidare il governo peggiore, che lui stesso non avrebbe voluto mai presiedere. Con la diplomazia e la politica estera consegnate nelle mani meno adatte, cioè quelle dell’ultra-nazionalista Avigdor Lieberman. Un governo di estrema destra che -ne sono certi Tzipi Livni e il laburista Barak- durerà al massimo un anno: infatti se ne stanno alla larga, rifiutando collaborazioni da unità nazionale. Preferiscono aspettare che l’asse Netanyahu-Lieberman si “sputtani” -pardon- con l’America di Obama e con l’Unione Europea. Ciò che avverrà puntualmente, prima dell’apertura di una nuova crisi di governo.
Giungiamo per questo al paradosso di un Netanyahu spaventato dalla sua stessa coalizione, tanto da assegnare a Lieberman la guida degli Esteri con la riserva esplicita che se Tzipi Livni cambiasse idea, toccherebbe a lei. Un governo in sospeso, nel mezzo di una guerra che può riaccendersi da un momento all’altro. Davvero Israele scherza col fuoco. Perde l’appuntamento con la politica estera di Obama, cioè con un tentativo organico di recupero di un modus vivendi con Iran, Siria, Libano. Suppongo che Netanyahu e Lieberman gli metteranno i bastoni tra le ruote, col rischio di fare del male a se stessi. Speriamo solo che falliscano prima di avere causato danni irreparabili.

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