Usa-Iran, con Obama la svolta è possibile

sabato, 21 marzo 2009

Scusatemi, il raffreddore e i viaggi mi hanno tenuto lontano dal blog per quasi due giorni. Ma nel frattempo giungono segnali che un bastardo cittadino delle due sponde mediterranee non può che vivere con speranza. Per trent’anni, dalla rivoluzione degli ayatollah nel 1979, l’islam si è rispecchiato in un’idea di contrapposizione assoluta con l’occidente guidato dal “Grande Satana” americano. Un aggiornamento ideologico della guerra di religione d’antica memoria che ha prodotto il terrorismo suicida, sangunosi conflitti locali, tensioni in quasi tutto il pianeta. Contemporaneamente gli Usa vivevano il declino economico e militare della loro egemonia mondiale, senza però che tale evento favorisse la crescita di nuove potenze nell’area mediorientale. E’ altrove, in Asia e America Latina, che hanno assunto un ruolo di guida nelle relazioni internazionali potenze divenute nel frattempo solide. L’Iran s’è fatto più aggressivo e influente, si è avvantaggiato del ribaltone sciita al governo di Bagdad, ma non è in grado di conquistarsi con le armi quello “spazio vitale” che la storia per millenni ha assegnato alla potenza persiana. Dunque è un rischio assennato e lungimirante quello che ha deciso di correre Barack Obama, proponendo un dialogo al nemico storico di Teheran. Nella speranza che la crisi economica del pianeta incoraggi pure quella abilissima, spregiudicata diplomazia a rinunciare alle incognite del “tanto peggio tanto meglio” per verificare quel che si potrebbe guadagnare da un negoziato con Washington. Emergerà così che la detestabile propaganda anti-israeliana è uno strumento velenoso -certo- ma non concerne il nucleo degli interessi vitali dell’Iran. Non c’è alcuna ragione storica nè strategica per cui un Iran forte dovrebbe necessariamente soffrire l’esistenza d’Israele. Anche il presidente siriano Assad ha lanciato segnali d’interesse espliciti, nella recente intervista a “Repubblica”. La svolta oggi ci appare temeraria, esili le speranze che si realizzi. Ma non possiamo che plaudire a chi ha deciso di provarci seriamente.

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