Ora i furbi la chiamano “rabbia populista”

giovedì, 26 marzo 2009

L’Infedele da parecchi anni racconta l’allargamento della forbice delle retribuzioni e delle disuguaglianze di reddito come fenomeno esplosivo. Ora che la protesta contro i bonus e l’ingiusta distribuzione dei compensi è in pieno corso negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, cioè nel cuore del capitalismo anglo-sassone, i furbacchioni nostrani la registrano come “rabbia populista”. Come dire: esagerati, attenti all’estremismo, finchè siamo noi a pilotare l’indignazione contro manager lontani va bene, ma non vorremmo che la protesta s’indirizzasse contro chi guida la baracca qui da noi. Oggi per esempio c’è un pezzo corrucciato sulla prima pagina de “La Stampa”, dove si espone la teoria del capro espiatorio: banchieri e manager additati al pubblico ludibrio come responsabili della recessione mondiale? E’ interessante notare che l’autore dell’articolo, Massimo Gramellini, dieci giorni fa ne aveva scritto uno si segno diametralmente opposto contro lo scandalo dei maxi-compensi a manager e banchieri. Di mezzo forse c’è stato l’assalto al ristorante “Il Cambio” di Torino da parte di un commando che lo ha deturpato con lo sterco.
Piuttosto che barcamenarsi fra opposte demagogie, sarebbe il caso di introdurre nel dibattito pubblico le proposte per modificare questa situazione. Restando a Torino, perchè non riprendere il dibattito francese sui compensi ai manager delle aziende che ricevono aiuti di Stato? La Fiat, per esempio, sta facendo massiccio ricorso alla Cassa integrazione guadagni e ha goduto di un decreto con incentivi al settore auto. Deve o non deve avere effetti riduttivi anche sulla busta paga dei manager, per lo meno sulla sua parte variabile? Temo che i giornali cavalchino volentieri le furie popolari nell’una o nell’altra direzione, ma si arrestino un momento prima di trarne le conseguenze sul futuro delle nostre politiche: favorevoli o contrari a una redistribuzione del reddito, quando ci sono di mezzo i proprietari dei giornali stessi?
Gli operai della Fiat di Pomigliano, da mesi costretti a vivere con meno di mille euro al mese, ieri si sono sentiti consigliare dall’uomo più ricco e potente d’Italia: non restate con le mani in mano. Tutto congiura affinchè pure in Italia, come in Grecia e in Francia, si arrivi alla protesta violenta, se non addirittura alla caccia al manager. Liquidare il problema, come fanno quasi tutti i giornali di oggi, come “rabbia populista”, vuol dire però una cosa sola: fare i furbi, sperando che la bufera finisca presto per ricominciare tutto come prima.

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