E’ morto Giano Accame, repubblichino dell’ultima ora -arruolatosi “per motivi di coerenza” nella Rsi, cioè dalla parte sbagliata, nell’aprile del 1945- e io lo voglio ricordare come un fascista perbene. Tutto il contrario dell’affarismo rampante in cui hanno mostrato di sapersi destreggiare non pochi post-fascisti della generazione successiva. Finchè ha potuto lo invitavo all’Infedele, curioso di ascoltare una visione del mondo lontanissima dalla mia. Per certi versi spaventosa, come nel riferimento a Evola e a un anticapitalismo visionario di speculazione mondialista cosmopolita davvero ambigua. Ammetteva la contraddizione: trovò il nuovo Duce in uno di quei capitalisti. Si innamoro d’Israele visitando i kibbutz negli anni Sessanta e riconoscendosi in quell’ebreo nuovo, nazionalista. Lo definiva “un po’ fascista” alla sua maniera. Facendomi arrabbiare ma anche riflettere.
Ne serberò un ricordo affettuoso e rispettoso. Credo sia morto povero.
In memoria di un fascista perbene
venerdì, 17 aprile 2009
Si parla di: Giano Accame