Voto di fiducia e leggi razziali

giovedì, 7 maggio 2009

I giuristi concordano nel segnalare che -una volta introdotto il reato di “clandestinità” nel nostro ordinamento- i pubblici ufficiali saranno tenuti automaticamente a denunciarlo quando vi si imbattano nell’esercizio delle loro funzioni. Dunque è un falso palliativo l’aver espunto dal decreto sicurezza le norme sui pronto-soccorso e sulle scuole perchè medici, infermieri e presidi saranno (sarebbero) tenuti in ogni caso, a norma di legge, alla denuncia. Sostenere con ammiccante ipocrisia che tanto non lo faranno, da parte degli stessi che vogliono imporre con voto di fiducia il reato di “clandestinità”, è un bel modo per dire: vogliamo introdurre la norma discriminatoria -chiarire che certi diritti civili e sociali non sono uguali per tutti- in cambio vi promettiamo che non l’applicheremo davvero. Ulteriore possibile traduzione: vogliamo assoggettare gli stranieri irregolari, tenerli sotto ricatto, rendere ancora più impervia la loro regolarizzazione, farne dei paria, riservarci di poterli trattare come delinquenti a prescindere dal fatto che delinquano o meno.
Fa onore a Dario Franceschini avere chiamato le cose con il loro nome, come prima di lui fece “Famiglia Cristiana”: siamo sul piano inclinato che riconduce l’Italia verso la vergogna delle leggi razziali. Il fatto che la maggioranza dei cittadini non lo percepisca e sopporti con fastidio questa segnalazione, la rende ancora più preziosa. A futura memoria.
Non potranno non pensarci i parlamentari del centrodestra quando la settimana prossima saranno chiamati come un parco buoi disciplinato a votare la fiducia -altrimenti si sarebbero divisi- su una questione di civiltà.

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