Un grazie a Gian Antonio Stella

mercoledì, 13 maggio 2009

Ringrazio Gian Antonio Stella che oggi ha pubblicato questo articolo sul “Corriere della Sera”.
“Sono lieto di dire che ci costituiremo parte civile contro questa persona», aveva detto Roberto Maroni a un convegno rilanciato in tv davanti a centinaia di migliaia di telespettatori. Non poteva sopportare, lui, come ministro degli Interni e come leghista, che un conduttore di «Radio Padania Libera» si sfogasse con parole razziste e antisemite contro quel «nasone» di Gad Lerner. Quindi si impegnava ufficialmente: al processo intentato contro Leo Siegel, «voce» dell’emittente del Carroccio, lui sarebbe stato al fianco del direttore de «L’Infedele».

È da tempo che Maroni batte e ribatte sullo stesso tema: «Sono anni che dicono che siamo razzisti. All’inizio mi dava fastidio. Ora non ci bado più. Lo vedo come uno stereotipo che non ha effetto nell’opinione pubblica che sa bene che non lo siamo». E le sparate di Bossi sui neri chiamati «bingo bongo»? «L’ha detto un secolo fa!». E i barriti di Borghezio contro i «marocchini di merda»? «Posizioni isolate dalle quali ci dissociamo». L’ultima volta l’ha detto tre giorni fa a Vicenza, ribadendo che la Lega vuole sì essere «essere padrona a casa propria» ma «non è razzista e xenofoba».

La decisione di costituirsi parte civile al fianco di Gad Lerner e contro il conduttore di «Radio Padania Libera» per quegli sfoghi razzisti (il testo è non solo agli atti del processo ma anche sul sito internet del giornalista) sarebbe stato insomma un gesto di svolta. La prova provata che il ministro degli Interni usa il pugno duro non solo coi clandestini che vengono da fuori ma anche con gli xenofobi intestini. Un gesto importante soprattutto in questi giorni in cui la linea durissima sul fronte dell’immigrazione, compresi coloro che avrebbero diritto all’asilo politico, rischia di essere come minimo «fraintesa».

Macché. L’ultimo giorno utile per la costituzione è scaduto ieri. E come sia finita lo ha raccontato lo stesso Lerner in una lettera al presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna: «Mi duole segnalarti che oggi — nella prima udienza del processo cominciato davanti al giudice monocratico dell’ottava sezione penale di Milano— né il Viminale né l’onorevole Maroni hanno presentato richiesta di costituzione come parte civile. E ciò nonostante mi fossi premurato di ricordare per tempo al suo staff che si trattava dell’ultima scadenza utile per mantenere quella promessa ». Titolo della lettera messa online: «La promessa del marinaio Maroni».

Per carità, il ministro dirà che chi di dovere gli aveva spiegato che non era possibile tecnicamente. Può darsi. Ma ci poteva almeno provare. Poteva farsi dire di no dal giudice. A volte anche un gesto può avere un significato profondo. Un piccolo gesto, nei giorni giusti. E non è arrivato.
Gian Antonio Stella

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