Com’è suo diritto, “Il Foglio” non ha ritenuto di pubblicare questa lettera indirizzatagli venerdì scorso da Betti Guetta, ricercatrice del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea” di Milano. Sulla benevolenza mostrata dal giornale di Giuliano Ferrara per il conduttore razzista di Radio Padania, è invece uscita una risposta di Leone Soued, presidente della Comunità ebraica di Milano. La riporto di seguito.
Gentile direttore,
definire un’etnia “banda di ladri, mascalzoni, delinquenti, farabutti che ci intossicano dalla mattina alla sera” non è un’opinione, così come non lo è definire un ebreo “nasone” come facevano i nazisti. E non è un’opinione nemmeno l’augurarsi che qualcuno che frequenti la sinagoga vada a prendere per il collo (“ma veramente, non in senso figurato”) un ebreo che ha paragonato il dramma del popolo ebraico con quello dei rom. A me sembra che nelle parole usate da Leo Siegel verso Gad Lerner si possa configurare il reato di diffamazione. Ma questo sarà il giudice a stabilirlo. Opinioni mi sembrano invece quelle espresse da Marianna Rizzini nel suo articolo del 20 maggio e quelle da Lei ribadite nella sua risposta alla lettera dell’avvocato Daniela Dawan del 21 maggio. Opinioni che, come risulta dalle ultime ricerche sul pregiudizio antiebraico, appaiono pericolose. Sono opinioni leggermente venate di antisemitismo (gli ebrei sono ricchi, potenti, amici dei banchieri…), sono opinioni leggermente venate di odio razziale (visto che considerano l’antinomadismo violento di Siegel solo un’opinione a cui concedere cittadinanza). Dispiace, a me, ebrea e ricercatrice che da anni studia e si batte contro il pregiudizio razziale, leggerle sul Suo giornale.
Betti Guetta
Caro Direttore,
Le scrivo perché so quanto Lei sia vicino al mondo ebraico e di quanta stima e considerazione goda all’interno dello stesso. Mi sono, quindi, stupito e amareggiato leggendo l’articolo di Marianna Rizzini e le Sue successive risposte all’avv. Daniela Dawan e a Gad Lerner.
Non difendo nessuno ma mi preme invece dire che non possono essere liquidate così bonariamente e con tanta indulgenza affermazioni gravi come quelle espresse da Leo Siegel e dai suoi ascoltatori.
Una sensibilità addestrata da pregiudizi e persecuzioni ci permette di affermare che il razzismo è un’attitudine onnicomprensiva: si rivolge ai rom come agli ebrei. L’oggetto può mutare a seconda del periodo storico, del contesto, delle opportunità: ma l’attitudine non cambia, è tragicamente immanente.
E le affermazioni di Siegel e dei suoi ascoltatori sono per l’appunto opinioni razziste.
Cito solo un dato: un ascoltatore della trasmissione di Siegel era intervenuto affermando di preferire gli usurai (ebrei) agli schiavisti (rom). Non crede che ci sia da riflettere su questo singolare paragone? Non ritiene che espressioni di questa fatta non debbano trovare accoglienza in una trasmissione della Radio di un partito che vanta autorevoli esponenti politici alla guida del paese?
Nessuno finirà in carcere per questo, né alcuno auspica il carcere per questo. Basta solo che sia detto a chiare lettere (attraverso una sentenza) che il linguaggio che viola canoni di civiltà, per di più attraverso i media, non deve trovare spazio, acquiescenza e benevola tolleranza.
Leone Soued
Mi ripeto, gentile presidente. Non mi pare che Siegel e i suoi supporter di Radio Padania siano emuli di Rosenberg e Goebbels, li vedo (in base alle loro parole) come tribuni rozzi di paure etnocentrate, ossessi della sicurezza, insomma leghisti senza tanti scrupoli civili o culturali, dunque un fenomeno politico e sociale da sanare con l’intelligenza politica dei Penati e dei Chiamparino, non con gli atteggiamenti da don Rodrigo di quell’infamone del nostro amico Gad. Mi ripeto: quando berciò le sue cazzate socialmente diffuse sui rom “banda di ladri”, il Siegel non era portavoce di partiti di governo ma stava invece all’opposizione (settembre 2007), particolare che sfugge a lei incolpevolmente, ma era sfuggito a Lerner maliziosamente. Mi ripeto: querelare vuol dire chiedere la galera per qualcuno. Gad è troppo forte per picchiare Leo.
Giuliano Ferrara