L’Africa e la campagna elettorale

domenica, 31 maggio 2009

Questo articolo è uscito su “Nigrizia”.
Ohibò, chi l’avrebbe mai detto? L’Africa è entrata a pieno titolo nella campagna elettorale. Da protagonista. Respingere i fuggiaschi dalla pelle scura che osano avvicinarsi alla nostra penisola è la nuova trovata con cui la “cattiveria” dei governanti ha voluto sdoganare la “cattiveria” del popolo. S’è discusso tranquillamente delle modalità. Li prendiamo a bordo delle motovedette per riportarli subito in Libia? Paghiamo i libici perché facciano il lavoro sporco al posto nostro, raccomandandogli magari di non affondarne troppi nella foga? Il culmine lo si è raggiunto quando dei ministri –seriamente- hanno stabilito che i nostri militari censiscano lì in mezzo al mare i migranti per stabilire chi abbia i requisiti per chiedere asilo e chi invece stia compiendo il reato di espatrio illegale. Vi vedete la scena, tra le onde? “Favorisca il passaporto, per favore…”.
La televisione e la stampa di regime ne hanno parlato come si trattasse di trasporto bestiame. “La Padania” ha pubblicato foto dei barconi carichi di disperati corredate da titoli esultanti: li abbiamo fermati, ricacciati indietro! Senza un cenno di pietà umana, perché il dispositivo psicologico di questa politica cinica si fonda su un procedimento di de-umanizzazione del soggetto da cacciare.
Peggio ancora, quando si escogita una giustificazione morale alla propria durezza: lo facciamo per sconfiggere le organizzazioni criminali che gestiscono la tratta. Come se il governo fosse disposto a muovere un dito per dare sollievo alle vittime di quella tratta.
Devo aggiungere che non mi è piaciuta nemmeno la disinvoltura con cui l’opposizione del Partito democratico incalzava il governo segnalando che gli sbarchi degli africani sono raddoppiati rispetto a quando governava Prodi. Fingendo di non sapere che ciò dipende dall’acutizzarsi della povertà, cioè da una più forte spinta migratoria, e non da chissà quale vigilanza venuta meno. E quando il Parlamento approvò con voto “bipartisan” il trattato italo-libico, furono pochissime le voci che si levarono a denunciare la brutta fine riservata ai migranti rinchiusi nei centri di detenzione di Gheddafi. Una maggioranza davvero imbarazzante decise allora di lavarsene le mani. Meglio tardi che mai, oggi il centrosinistra ascolta la protesta dell’Alto Commissariato per i Rifugiati dell’Onu, finge di scoprire in ritardo che la Libia non ha sottoscritto le convenzioni umanitarie sul trattamento dei profughi e –chissà- forse ha capito quanto poco gli convenga inseguire l’indifferenza ostentata da ministri che si vantano di essere cattivi. Pronti a mettersi contro le Nazioni Unite pensando che ciò sia redditizio elettoralmente.
Chi ne esce diffamato è il popolo italiano. Tutti danno per scontato che non gliene importi nulla della sofferenza che bussa alla frontiera. Certi politici ci descrivono peggiori di quelli che siamo.

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