Una domandina all’Atm di Milano

mercoledì, 10 giugno 2009

L’azienda tramviaria milanese potrà anche giustificarsi con un Regio decreto del 1931 per negare la legittimità della richiesta d’assunzione presentata da Mohamed Hailoua, cittadino del Marocco diplomato operatore elettrico e elettronico. Niente da dire, se non che quella legge appare ingiusta e anacronistica. Ma al suo presidente Elio Catania vorrei porre una sola domandina semplice semplice: che provvedimenti intende prendere nei confronti dei suoi legali Alberto Rho e Claudia Muro?
Per giustificare la scelta Atm di fronte al giudice del lavoro, gli avvocati dell’Atm hanno infatti presentato una memoria indegna di un’azienda civile. Fanno cioè riferimento a notizie di cronaca secondo cui dei marocchini avessero in animo di fare un’attentato nel Metrò per escludere, in via prudenziale, l’opportunità che vi lavori un loro connazionale. Come dire: il sospetto che vi siano dei marocchini terroristi legittima la discriminazione nel lavoro di qualunque loro connazionale.
Non ho idea se i suddetti avvocati dei miei stivali siano o meno lottizzati in quota a Matteo Salvini, il leghista propugnatore di posti riservati ai milanesi (salvo ritirare la mano precisando che era solo una provocazione). Di certo la loro memoria getta discredito su un’azienda di servizio pubblico che opera in una metropoli civile e cosmopolita. Chiedo dunque al presidente Catania se non si sente danneggiato dal suo ufficio legale e come intenda prenderne le distanze pubblicamente.

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