Molto interessante la corrispondenza dall’America pubblicata su “La Stampa” dall’informatissimo Maurizio Molinari. Pare che Obama non abbia preso bene la visita di Gheddafi a Roma, con tutto quel di più d’onori e riguardi protocollari, riservati a un dittatore che paragona gli Stati Uniti a Al Qaeda. E di conseguenza ha chiesto mezzora di colloquio a tu per tu con Berlusconi -senza collaboratori- nell’ambito della visita programmata a Washington la settimana prossima. Temi da sbrigare in privato: cos’è questo intreccio d’interessi con la Libia di Gheddafi? Che significano le battute di spirito sul colore della pelle e sulle città italiane divenute troppo africane? Come mai Berlusconi insiste a definirsi come il leader più esperto del G8? Che ruolo di tramite pretende di autoassegnarsi tra gli Usa e Putin?
L’impressione è che la bella coppia mediterranea vista in azione fra Tripoli e Roma appaia quanto meno macchiettistica, vista da oltreoceano. Le somiglianze tra i due vegliardi che amano circondarsi di amazzoni e che manifestano un’idea molto personale e spregiudicata delle regole in cui va circoscritta la gestione del potere, cambiano la valutazione che gli Usa si fanno dell’Italia. Un paese alleato, senz’altro. Ma più in stile repubblica delle banane da tenere a bada, che in veste di democrazia occidentale.