L’onore dei giovani ribelli di Teheran

lunedì, 15 giugno 2009

Era temerario illudersi che franasse il consenso di Ahmadinejad, fondato su una miscela potentissima tra integralismo religioso, nazionalismo, militarismo e populismo, come se non bastasse sorretto dall’apparato poliziesco del regime.
Per questo commuove e suscita ammirazione la rivolta di una parte consistente della società civile iraniana, come sempre le donne e i giovani in prima fila, dopo l’esito delle elezioni, forzate probabilmente da brogli anche se i rapporti di forza erano scontati. Giunge la conferma di un Iran dinamico e tutt’altro che monolitico. Compatto contro i tentativi occidentali di umiliarne la potenza millenaria, ma percorso da spinte forti alla libertà e alla democrazia. Lo stesso Ahmadinejad d’ora in poi non potrà che tenerne conto. Guai se traessimo dalla sua vittoria elettorale la conseguenza di uno scontro inevitabile tra Washington e Teheran. La situazione mediorientale si è rimessa in movimento e la linea del negoziato globale proposta da Barack Obama resta più che mai valida. E’ anche la maniera più efficace di sostenere l’opposizione che oggi viene repressa con brutalità ma che dimostra l’esistenza di un “altro Iran”.

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